Le scuole superiori possono tornare aperte, e chi le tiene chiuse se ne assume la responsabilità. È questa l’indicazione del Cts al termine della riunione convocata d’urgenza su richiesta del governo proprio in merito alla riapertura delle aule nelle scuole italiane. Esulta la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: «Il Cts ha ricordato che le scuole hanno un ruolo limitato nella trasmissione del virus. E ribadito – non è la prima volta che lo dice – che l’assenza prolungata da scuola può provocare conseguenze gravi nei ragazzi, per gli apprendimenti e per la sfera emotiva e relazionale».
Il verbale del cts sulla riapertura delle aule delle scuole italiane
Nel verbale approvato al termine della riunione è scritto: «Il Cts, dopo ampia condivisione ed in coerenza con quanto già espresso nelle sedute precedentemente richiamate, evidenzia – come rappresentato anche durante la seduta n. 145 del 15/01/2021 – che l’attuale incremento registrato dell’incidenza di nuovi casi è stato comunque contenuto grazie alle misure di mitigazione adottate, pur osservandosi una significativa differenza tra la realtà regionali, alcune delle quali connotate da elevata circolazione virale».
Il rapporto Influnet
E ancora in merito alla riapertura delle aule nelle scuole italiane: «Il Cts viene reso edotto delle risultanze dei dati dell’ultimo rapporto epidemiologico Influnet di ISS che mette in evidenza il livello di incidenza sotto la soglia base delle sindromi simil-influenzali in tutte le Regioni italiane. Il Cts ribadisce ulteriormente e con convinzione l’importanza del ritorno in classe per gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado come condizione imprescindibile e non più procrastinabile per il grave impatto che l’assenza di esso ha sull’apprendimento e la strutturazione psicologica e di personalità degli studenti che, in questa particolare fascia di età, possono essere fortemente penalizzati dall’isolamento domiciliare».
I tavoli dei prefetti
Il vigente DPCM «già indica le azioni da attuare per le attività didattiche in presenza e a distanza in funzione della condizione epidemiologica dei territori regionali. Nel rimarcare che la responsabilità delle aperture degli istituti scolastici è di competenza degli enti territoriali e locali, il Cts, facendo specifico riferimento al DPCM 14/01/2021, rimanda alla puntuale osservanza delle determinazioni assunte presso i tavoli di coordinamento presieduti dai prefetti sottolineando la previsione che, in caso di mancata applicazione delle misure adottate, debba essere rimandata al presidente della giunta regionale l’emanazione di provvedimenti di prescrizione al fine dell’attuazione delle misure organizzative per il rientro in classe nei diversi ambiti provinciali».
Secondo i tecnici e gli scienziati del comitato che affianca il governo per prendere le decisioni legate alla gestione della pandemia di Covid-19 in Italia, le scuole possono — come indicato dal Dpcm del 14 gennaio per le regioni in zona gialla e arancione — tornare in presenza nella misura del 50% e fino al 75%.
La riunione con il Cts è stata chiesta dal governo per poter avere un’ulteriore indicazione sul ritorno in classe degli studenti delle scuole secondarie. Alcuni governatori, nonostante quanto indicato dal Dpcm, vorrebbero tenerle chiuse, e altri hanno già preso decisioni in questo senso.
Le decisioni sulla riapertura delle aule delle scuole italiane
Attualmente il rientro delle superiori è previsto solo nel Lazio, Molise, Piemonte (al 50%), Emilia-Romagna. Ora — dopo il parere del Cts — la palla torna nel campo dei governatori. Il Piemonte per esempio è l’unica regione che dovrebbero riaprire nel Nord. Il Friuli ha firmato già ieri un’ordinanza urgente che ribadisce quanto già deciso, ovvero il rientro il 1° febbraio: in questo modo è superata la sentenza del Tar che aveva invece accolto un ricorso presentato contro la chiusura delle scuole fino a fine mese. Persino il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini è stato costretto a riaprire da una decisione del Tar. E nel Lazio è nota la cautela sul tema del presidente Nicola Zingaretti.
Le norme sulla scuola nel Dpcm
Secondo le norme contenute nel Dpcm (qui il comunicato del ministero dell’Istruzione), a partire da domani, 18 gennaio, su tutto il territorio nazionale tranne che nelle regioni o province autonome in zona rossa (ad oggi sono Lombardia, Sicilia, Provincia autonoma di Bolzano: qui la mappa aggiornata), le scuole secondarie di secondo grado svolgeranno l’attività didattica in presenza dal 50% al 75%, fatte salve le diverse disposizioni individuate da singole Regioni. La rimanente parte dell’attività si svolgerà a distanza. Nulla cambia per i servizi educativi per l’infanzia, per le scuole per l’infanzia, per la primaria e le scuole medie, che continuano a svolgersi in presenza nelle regioni in zona gialla e arancione.
Le regioni che hanno rinviato la riapertura delle aule delle scuole italiane
Ad oggi, in base alle ordinanze regionali, dovrebbero rientrare il 25 gennaio, tra una settimana, gli studenti delle superiori in Umbria, in Campania (dove domani rientrano solo gli studenti fino alla terza primaria) e in Liguria e Puglia. Marche, Calabria, Basilicata, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia hanno deciso il rientro l’1 febbraio.
Le scuole chiuse in Lombardia, Sicilia e a Bolzano
In zona rossa — cioè, ad oggi, in Lombardia, Sicilia e Provincia autonoma di Bolzano — sono invece chiuse le aule delle scuole superiori e del secondo e terzo anno delle scuole medie. Le attività didattiche, in questi casi, si svolgeranno esclusivamente con modalità a distanza. Saranno aperti i servizi educativi per l’infanzia, le scuole dell’infanzia, la primaria e il primo anno delle scuole medie.