Dall’antichità ai giorni nostri come è stato valorizzato e remunerato il lavoro umano, alla luce delle culture che hanno maggiormente caratterizzato lo sviluppo economico globale? Da oggi c’è un libro che rilegge la storia economica attraverso una prospettiva finora poco esplorata: quella dei metodi di retribuzione. A firmarlo è Vera Zamagni, docente dell’Università di Bologna, assieme a Giuseppe De Luca (Università degli Studi di Milano) e Matteo Landoni (Università degli Studi di Milano), a pubblicarlo è Il Mulino e a farsi promotrice di questo progetto editoriale è Inaz, società di software e servizi per amministrare e gestire il personale, che nel 2018 festeggia il suo settantesimo anniversario.
Il libro, 234 pagine, completo di un ricco apparato iconografico, indaga i punti di svolta di una storia millenaria. Dalle prime forme di remunerazione in natura, il racconto si dipana attraverso l’epoca romana, quando l’esercito era laboratorio di innovazione (tanto che erano presenti forme di salario, stipendio, tfr e previdenza). Si passa poi al medioevo, con le teorizzazioni cristiane sulla giusta retribuzione, al Rinascimento e all’età moderna, fino ai cambiamenti impetuosi delle rivoluzioni industriali che hanno forgiato il mondo contemporaneo. La storia però non finisce qui, perché il volume dedica spazio anche ai temi emersi con forza negli ultimi anni: lavoro precarizzato e società low cost, disuguaglianze, nuovi lavori e industria 4.0.
«Mancava in Italia una monografia interamente dedicata alla storia della retribuzione – afferma Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz –. Siamo infatti convinti che serva una prospettiva storica per analizzare e affrontare le tante contraddizioni che riguardano oggi il mercato del lavoro e la sua remunerazione. Inaz da settant’anni è un osservatorio privilegiato su queste dinamiche e realizzare un libro su questo tema è un modo per contribuire alla costruzione di una cultura d’impresa che mira a una crescita integrale dell’uomo e della società. Perché, se si vuole costruire uno sviluppo duraturo e sostenibile, il lavoro non può essere considerato una merce».