La realtà virtuale (VR) consente agli utenti di immergersi in un mondo tridimensionale generato dal computer: nonostante sia stata in origine sia stata sviluppata principalmente come strumento di intrattenimento, negli ultimi vent’anni ha trovato numerose applicazioni in campo medico. Tra queste il trattamento di fobie e di disturbi d’ansia, la riabilitazione cognitiva e fisica, la gestione del dolore, il trattamento dei disturbi alimentari e dell’obesità, la formazione chirurgica e il supporto alla pianificazione e alle prestazioni chirurgiche, mostrando risultati promettenti in numerosi studi clinici che ne valutano l’utilità come strumento di distrazione per alleviare il dolore e l’ansia durante le procedure mediche.
Un articolo di review, recentemente pubblicato su The Clinical Journal of Pain, fornisce una panoramica completa degli studi clinici che utilizzano la VR durante varie procedure mediche dolorose e stressanti, tra cui i trattamenti per le ustioni, la chemioterapia, la chirurgia, le cure dentistiche e altre procedure diagnostiche e terapeutiche.
“La VR ha dimostrato di essere molto efficace nell’alleviare il dolore, persino nei pazienti sottoposti a procedure estremamente dolorose, che non ricevono sollievo con i soli trattamenti farmacologici” – sostiene Antonio Giordano, MD, Ph.D., della Sbarro Health Research Organization presso la Temple University e dell’Università di Siena e coordinatore dello studio – “Inoltre, la VR riduce i sintomi correlati al cancro in diversi contesti, anche durante la chemioterapia. Questo è molto importante, poiché identificare interventi in grado di aumentare la tolleranza ai trattamenti medici è fondamentale sia per migliorare la qualità di vita dei pazienti sia per garantire la loro adesione alle terapie, che, a sua volta, può aumentare le possibilità di guarigione.“
“Nonostante questi risultati promettenti, volevamo sottolineare che sono necessari ulteriori studi che coinvolgano un numero maggiore di pazienti sia per generalizzare le osservazioni sia per stabilire fattori predittivi per selezionare i pazienti che hanno maggiori probabilità di beneficiare della VR“, aggiunge Paola Indovina dell’Istituto di calcolo e reti ad alte prestazioni del Consiglio nazionale delle ricerche (Icar-Cnr) di Napoli e primo autore del lavoro. “Inoltre, maggiori sforzi dovrebbero essere indirizzati alla valutazione di cambiamenti in fattori fisiologici, che potrebbero fornire una conferma oggettiva delle misure di autovalutazione dei pazienti. Ulteriori studi dovrebbero anche saggiare l’efficacia della VR dopo sessioni ripetute per valutare i possibili benefici a lungo termine dell’intervento con la VR.“
“È anche importante notare che la maggior parte degli studi ha finora utilizzato sistemi VR con tecnologia poco avanzata rispetto ai sistemi all’avanguardia disponibili oggi sul mercato, che sono più immersivi, più facili da utilizzare, più portabili e molto meno costosi” – afferma Giuseppe De Pietro, direttore dell’Icar-Cnr e coautore dell’articolo – “Pertanto, la VR ha il potenziale per diventare ancora più efficace e per trovare un uso più ampio“.