L’Istituto Nazionale Confederale di Assistenza, patronato della Cigl, è sceso in Piazza per chiedere che il Senato torni sui suoi passi e ritiri il taglio di 75 milioni di euro al Fondo Patronati, già dimezzato alla Camera (inizialmente erano 150 milioni) ma comunque considerato un grave colpo alla tutela previdenziale e socio-assistenziale gratuita e costituzionalmente garantita dal sistema patronati a favore di tutti i cittadini.
Oltre alla riduzione del fondo la norma, inserita nel pacchetto ancora in approvazione della Legge di Stabilità, prevede l’esclusione dalla ripartizione delle risorse ministeriali di tutti quei patronati che non raggiungessero una quota di attività pari al 2,5 per cento del totale. Infatti la riduzione di risorse non si abbatterà in modo uniforme sui 28 patronati nazionali e più della metà (ben 18 sigle tra cui Ugl, Confagricoltura, Confesercenti ) di questi rischiano di dire addio al finanziamento. Non solo. Ciò comporterebbe, secondo una stima della stessa Cgil, una drastica riduzione dei posti di lavoro (circa 4000 unità).
Particolarmente invisa la parte della riforma che prevede l’esclusione dal finanziamento di quegli istituti che abbiano realizzato “per due anni consecutivi attività rilevante ai fini del finanziamento in una quota percentuale accertata in via definitiva dal ministero del Lavoro e delle Politiche sociali inferiore al 2,5 per cento del totale”. Prendere come parametro la quantità di pratiche che ciascun patronato svolge sul complesso dell’attività totale è in pratica un benservito a tutti i piccoli patronati che per immigrati e cittadini meno abbienti costituivano il punto di riferimento per la risoluzione dei loro problemi quotidiani. Ne trarrebbero vantaggio le organizzazioni più grandi tra cui (oltre alla stessa Cgil)anche Inas Cisl, Ital-Uil,il patronato di Confcommercio e l’Epaca di Coldiretti.
Tempi duri, dunque per i patronati, che devono operare “in un numero di province riconosciute la cui somma della popolazione sia pari ad almeno il 60 per cento della popolazione italiana” (non più un terzo)e lo stesso dicasi per le regioni. Inoltre gli istituti di patronato dovranno avere sedi in almeno otto Paesi stranieri e saranno esclusi dai fondi quei patronati promossi dalle organizzazioni sindacali agricole. Fino ad oggi il fondo annualmente previsto era di circa 430 milioni di euro (345 con le norme della Stabilità), composto dallo 0,226 per cento del monte contributi obbligatori versati agli enti previdenziali.
Secondo Morena Piccinini, presidente dell’Inca, la riduzione alla metà del taglio ai fondi è solo un primo passo e bisogna continuare a lottare affinché i cittadini non vengano privati di una tutela fondamentale dei loro diritti e la parte dei contributi versati dai lavoratori e pensionati ai patronati non venga incamerata dall’erario come una nuova tassa occulta.