Non c’è peggior ingiustizia di fare parti uguali per disuguali. Esordisce così il prof. Andrea Di Somma, presidente nazionale dell’ANDA al seminario intitolato: “La prevenzione nella scuola: difficoltà di apprendimento e dislessia” che si è tenuto ieri 24 Maggio presso l’Aula Magna I.S.I.S “ A. Serra “. L’incontro ha visto l’intervento della presidente dell’Associazione DSA – Dislessia, un limite da superare, Titti Gaeta presentando lo Sportello di Ascolto DSA. Letteralmente con l’acronimo DSA si intende Disturbo Specifico dell’Apprendimento e comprende (dislessia, disgrafia, disortografia, discalculia), in particolare la dislessia si manifesta nel periodo in cui il bambino impara a leggere e a scrivere. Il dislessico ha difficoltà a leggere e comprendere un testo in quanto non si instaura un processo di automizzazione alla lettura che consente di leggere con accuratezza e velocità un testo e nello stesso momento, comprenderlo.
Accade, in ambito didattico, che questa difficoltà venga erroneamente attribuita a pigrizia e scarso impegno. Come ben si sa, l’inizio della scuola secondaria implica un aumento quantitativo e nella complessità delle informazioni da apprendere e da rievocare che presuppone un investimento di risorse piuttosto notevole. In una personalità dislessica questo si traduce in una scarsa autostima che determina un forte demotivazione allo studio con conseguenze comportamentali tali da compromettere la sua serenità e il suo rapporto con gli altri: genitori, insegnanti e compagni di classe. La performance dello studente risulterà poco proficua in quanto il piano didattico omogeneo per la classe mal si adatta alle caratteristiche peculiari del bambino con DSA.
La dislessia ha una base neurobiologica sottostante, i processi di apprendimento utilizzano altri circuiti neuronali diversi che non sempre, a causa della scarsa informazione in ambito scolastico, sono poco conosciuti. La dott.ssa M.Cristina Veneroso che è intervenuta nell’ambito del seminario, ha spiegato come ad incidere sulla prestazione siano l’attività della memoria di lavoro, il dislessico ha difficoltà nel recuperare informazioni dalla MLT e riportarle durante le interrogazioni (la difficoltà è particolarmente evidente quando ad esempio gli si chiede di effettuare dei collegamenti tra diversi argomenti o discipline), i processi attentivi sono anch’essi compromessi in quanto è carente l’automizzazione, manifesta difficoltà ad imparare il lessico specifico di una determinata disciplina e nello studio delle lingue straniere(che implicano l’uso della regola).
Si rende dunque necessario se non imprescindibile costruire un ponte tra le neuroscienze e le pratiche di apprendimento seguendo i criteri diagnostici stabiliti per l’identificazione di soggetti con DSA attraverso la somministrazione di test neuropsicologici. Diviene fondamentale quando i genitori e gli insegnanti sospettano di dislessia, effettuare una valutazione psicodiagnostica il prima possibile in modo da evitare ulteriori difficoltà che l’adolescente si trova a vivere nella scuola secondaria. Una volta diagnosticato il disturbo ed entro il mio trimestre scolastico, dovrà essere redatto il Piano Didattico Personalizzato (PDP) nel quale dovranno essere indicate le strategie e le metodologie didattiche più idonee ai fini di una maggior efficacia dell’apprendimento.
Proporre modalità di verifica alternative che ad esempio richiedono oltre la prova scritta anche altre prove “intermedie” che, utilizzando diversi canali di apprendimento, consentono di conseguire all’alunno il successo scolastico. ( utilizzo di strumenti compensativi). Il PDP personalizzato dovrà essere firmato dal Dirigente Scolastico e dovrà essere implementato dopo che è stato approvato. Sono circa 350.000 i ragazzi con DSA, pari al 5% della popolazione in età scolare. Secondo alcune indagini questa stima pare non sia rappresentativa ma che in realtà i soggetti con difficoltà di apprendimento siano molti di più.