Il fil rouge del romanzo
La Porta del tempo di Luisa Colombo edito da Milos è un thriller complesso, ben articolato e ricco di pathos e suspense. L’autrice è stata brava a intrecciare diverse storie di donne che raccontano drammi e condizioni in cui ognuno di noi ci si può ritrovare e che certamente richiamano a pagine buie della nostra attualità.
Le donne sono le protagoniste indiscusse di storie che raccontano violenze e culture integraliste, ma anche di storie positive veicolate attraverso vere amicizie e sentimenti profondi.
Dopo il grande successo del Fiore dell’Apocalisse, Luisa Colombo ritorna in libreria con un nuovo e intrigante romanzo, ricco di colpi di scena e dal finale inaspettato.
Ringrazio Luisa per la bella intervista che ci ha concesso. Insieme, abbiamo approfondito alcuni elementi cruciali del romanzo e ci siamo fatti raccontare anche qualche curiosità sulla sua scrittura. Siamo certi che troverete le sue parole molto coinvolgenti!
La Porta del tempo di Luisa Colombo
Salve Luisa, tu sei nuova ai lettori di Cinquecolonne Magazine. Ci racconti brevemente quando è nata la tua passione per la scrittura?
Ciao, la passione per la scrittura è nata con me, fin da bambina mi piaceva scrivere qualche poesia, poi da adolescente ho scritto dei brevi racconti, ma il mio sogno nel cassetto era quello di scrivere un romanzo. Dopo essermi liberata dagli impegni lavorativi, quel sogno si è avverato. Prima di buttarmi a capofitto, tuttavia ho frequentato un corso di scrittura creativa che mi ha dato gli strumenti per affrontare un simile impegno, la classica cassetta degli attrezzi, insomma. Scrivere per me è catartico, liberatorio, è come un viaggio dentro me stessa che mi ha dà la possibilità di conoscermi meglio. È un percorso, quasi una psicoterapia. Non potrei più vivere senza scrivere, sebbene ci siano stati dei momenti di stasi, il classico blocco dello scrittore, ma li ho sempre superati.
Nella Porta del Tempo che chiude la trilogia, le donne sono le protagoniste indiscusse del tuo romanzo. Poiché non tutti hanno letto gli altri due libri, ci puoi dire se anche in quelli la presenza femminile, carica di disagi e complessità, è così forte come nella Porta del Tempo?
La presenza femminile è il fil rouge della trilogia, la donna è protagonista assoluta, in quanto ho voluto mettere in risalto il ruolo femminile nella società, puntando anche sulla forza della donna. Infatti, Il Fiore dell’Apocalisse ha vinto il Premio Speciale Milano Donna. Anche in Legami Pericolosi vengono messi a nudo gli scheletri che si celano dietro agli armadi di Maia e Anika, due donne completamente diverse, ma con molti problemi irrisolti. Nella Porta del Tempo in effetti la presenza femminile è ancora più forte, dal momento che le protagoniste sono quattro. Viaggeranno su binari paralleli per poi incontrarsi a dare vita a una forte amicizia.
Nel tuo romanzo affronti molti temi di grande attualità legati soprattutto alla violenza fisica e psicologica sulle donne. Qual è l’episodio che hai raccontato nel libro e che ti ha toccata particolarmente mentre lo scrivevi?
Senza dubbio la violenza fisica subìta da una delle protagoniste. È un argomento purtroppo attuale che mi inquieta. Ogni sera al telegiornale non manca mai un episodio di violenza sulla donna. Il femminicidio sta assumendo proporzioni spaventose e, quello che è più grave, è l’assenza dello Stato. La donna è sola a combattere contro un mondo che le è ostile, sia in campo professionale e spesso anche famigliare.
Le storie di Maia, Anika, Ambra e di Mègan si intrecciano con continui colpi di scena e momenti di grande suspense. Fermo restando che in ogni personaggio c’è sempre un po’ dell’autore, ci puoi dire a quale delle quattro protagoniste ti senti più vicina per affinità caratteriale?
A dire il vero sono due le protagoniste nelle quali mi riconosco. La prima è Maia, una donna tenace che non si ferma mai di fronte alle difficoltà, e riesce sempre a risollevarsi e ad affrontare momenti difficili e dolorosi della sua vita professionale e privata. L’altra è Ambra, protagonista de La Porta nel Tempo, una donna fragile, in conflitto perenne con sé stessa, una donna che non riesce ad accettarsi per il suo aspetto fisico e che accetta un rapporto con un uomo psicolabile e anche violento, per paura di rimanere sola. Lei mi ricorda un momento della mia vita alquanto simile, sebbene meno violento per fortuna, che è stato per me molto doloroso, ma dal quale ho trovato la forza di uscire e di cambiare radicalmente la mia vita.
La Porta del Tempo è uno psicothriller molto complesso. Poiché noi di CinqueColonne Magazine siamo molto curiosi e particolarmente attratti da tutto ciò che ruota attorno al processo creativo dello scrittore, vorremmo sapere se per trame così intricate ti affidi solo alla sua fantasia o hai punti di riferimento specifici a cui ti rivolgi per attingere all’idea di base per poi elaborarla con la fantasia.
Nei thriller è necessaria tanta ricerca soprattutto per la parte investigativa, ma anche psicologica. Io ho impiegato più di un anno per la ricerca nel Fiore dell’Apocalisse, mi sono fatta aiutare dal Commissario capo della Questura di Milano che mi ha introdotto nell’iter delle indagini. In un thriller nulla può essere affidato al caso, se si vuol essere credibili. Per questo ho contattato anche un patologo per poter descrivere la scena del crimine e l’autopsia dei cadaveri e un criminologo per la profilazione del serial killer, In Legami Pericolosi la ricerca è stata importante, mi sono documentata molto sul mondo farmaceutico per poter descrivere come nasce una formula, e tutto ciò che ne consegue. Nella Porta del Tempo, ho letto molti testi di psicologia e psichiatria, dal momento che ho affrontato tematiche alquanto delicate, come la depressione e il suicidio. Tuttavia, la fantasia debba essere presente, anche se spesso nasce da esperienze vissute.