Una pillola che potenzia i circuiti cerebrali, con un’efficacia tale da riconferire al cervello la plasticità e la ricettività tipiche dell’infanzia e garantire un innalzamento del livello di intelligenza. No, non è uno stralcio del noto film con Bradley Cooper LIMITLESS, ma quello che potrebbe accadere in un futuro non tanto remoto grazie ad uno studio dell’Università di Stanford, pubblicato di recente su Neomatica.
Parallelamente a tante ricerche sull’intelligenza artificiale, da diversi anni esperti di settore si confrontano sull’esistenza e l’utilità di farmaci che possano aiutare a migliorare le performance cognitive. Negli Usa ad esempio è molto diffuso il RITALIN,un’anfetamina nata per i bambini iperattivi, ma poi diventata quasi un must per gli studenti che la usano per memorizzare le materie d’esame. Il dibattito su questa tipologia di medicinali è sempre molto acceso in quanto contempla componenti sia legate strettamente alla salute della persona (effetti collaterali, dipendenza) che etiche. Quanto è giusto “manipolare” il cervello? Ed ancora, è giusto ricorrere a farmaci anche se non si è malati?
Fatto sta che dalla stimolazione magnetica transcranica, che viene usata su alcuni pazienti per potenziare o inibire certe aree cerebrali, si fa un bel balzo avanti con l’esperimento del team stanfordiano guidato dalla neurobiologa americana Carla Shatz. Si tratta ancora di sperimentazioni, ma pur sempre fondate su basi solide e con risultati di un certo rilievo, anche se finora hanno coinvolto solo alcuni animali. Ad essere manipolata è stata la proteina PirB che si trova negli esseri umani e ne stabilizza le connessioni neurali. I soggetti sperimentali si sono dimostrati più reattivi, più ricettivi, più capaci di recuperare lesioni nonchè con una capacità maggiore di adattamento ai compiti nuovi che venivano di volta in volta proposti. In precedenza altri esperimenti avevano dimostrato che la versione umana di PirB, la LilrB2, può svolgere un ruolo nell’Alzheimer.
C’è tuttavia chi già storce il naso di fronte ad un progetto così invasivo, cercando di inculcare l’idea che l’intelligenza non vada assolutamente aumentata con un farmaco, ma semplicemente attivando le sinapsi e stimolando i circuiti del cervello. Come? Con tante attività, dalla lettura al socializzare, dall’imparare una nuova lingua al coltivare degli hobby e dello sport. Oltre a questo tipo di “allenamento consapevole” non bisogna dimenticare che esistono anche forme inconsapevoli. A tal proposito una ricerca inglese ha evidenziato che i tassisti londinesi, a furia di memorizzare strade, hanno l’ippocampo, l’area del cervello che svolge un ruolo importante nella memoria a lungo termine e nella navigazione spaziale, di dimensioni maggiori.
E allora: pillola per la super intelligenza o tanto allenamento per le sinapsi?