Molti aspetti del suo pensiero li sapevo perché li ho studiati: mi piace la psicoanalisi, mi piace Lacan, l’inconscio dell’animo umano, mi piace de Saussure, Jung (ma quello che piace a me qui è relativo). Io lo vado dicendo da tempo che bisogna ripristinare il desiderio, anche il desiderio di infrangere le leggi dell’uomo, per non cadere nella strumentalizzazione del puro godimento che è l’annientamento dell’essere uomo: «Nella lezione di Lacan essa viene riportata ad uno speciale rapporto del soggetto con la Legge. Il perverso non crede alla Legge. Non solo alla Legge del Diritto e dei Codici, ma a qualunque forma umana della Legge. Egli rifiuta innanzitutto la Legge delle Leggi, ovvero la Legge della castrazione che impone alla vita umana l’esperienza inevitabile del limite, della mancanza e della morte. La perversione non è però, come spesso si crede, la semplice spinta a trasgredire la Legge, perché la sua ambizione è innanzitutto quella di smascherare la Legge come una truffa, una menzogna. Ogni Legge umana è falsa perché gli uomini hanno inventato la Legge per non voler riconoscere l’unica vera forma — la sola possibile — della Legge. Quale? La Legge della propria pulsione» (M. Recalcati, Perché si è attratti dalla perversione, in «la Repubblica.it», 7 giugno 2016).