Un forte aumento del traffico stradale, in particolare in provenienza dall’Asia, sarà determinato dalla riapertura della “Via della Seta”, sostenuta dalla Cina, e dalla ratifica di nuove convenzioni internazionali. Notizie che non arrivano dalle istituzioni UE, ma dalla neutrale Svizzera ed in particolare dall’esperto Umberto de Pretto, segretario generale dell‘Unione dei trasporti stradali (IRU), che in un’intervista rilasciata ad un quotidiano elvetico prevede un raddoppio al 20% delle parti di mercato del settore nei trasporti internazionali.
Attualmente il 90% dei volumi in questione viene trasportato per via marittima, con tempi di percorrenza di quasi due mesi. Secondo le previsioni, tuttavia, potrebbero ridursi a soli 12 giorni, grazie al transito dei camion sul percorso previsto fra il continente asiatico e l’Europa che è stato denominato nuova “Via della Seta”, in memoria dell’antica strada percorsa dalle carovane fin da tempi antichissimi per il commercio di merci dall’Europa e l’Asia e viceversa.
“Sportello dei Diritti”, ricorda, però, che un aumento del traffico stradale, se da un lato potrebbe comportare una diminuzione dei costi di trasporto con benefiche possibili ricadute sui prezzi al consumo, tuttavia significa anche un accrescimento esponenziale dell’inquinamento atmosferico e dei consumi di carburanti, con conseguente crescita dei prezzi. Una delle soluzioni da prendere in considerazione è quella ferroviaria sullo stesso tracciato della “Via della Seta”, che potrebbe costituire un’infrastruttura strategica realmente efficace in termini di costi di trasporto e di rapidità e ad emissioni praticamente zero.