Ripartire ora. È questa la priorità nel settore delle costruzioni emersa durante la due giorni organizzata a Napoli dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili e alla quale hanno preso parte i principali attori politici e imprenditoriali della realtà nazionale tra i quali il Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, il Presidente di italiadecide Luciano Violante, il Presidente Sipotra Ennio Cascetta e il Presidente Anac Raffaele Cantone.
Il bilancio dell’Ance, all’indomani dell’approvazione a Palazzo Madama del disegno di legge recante delega al Governo per l’attuazione della direttiva 2014/23/UE in tema di codice appalti e altre misure su semplificazione, meccanismi di trasparenza dei processi e maggiori controlli sull’esecuzione dei lavori è più che positivo. Bene anche l’attenzione posta alla qualità dell’impresa, delle amministrazioni e dei progetti.
I numeri messi a disposizione dall’ufficio della Camera Deputati e dal Cresme (Centro Ricerche Economiche e Sociali di Mercato per l’Edilizia e il Territorio) sono indicativi circa l’obiettivo mancato delle opere strategiche. I dati positivi riguardano gli occupati nelle costruzioni che nel primo trimestre 2015 crescono del 2,5% nel nord-ovest (effetto EXPO) e del 3,8% nel Mezzogiorno e la continua crescita dei bandi di gara di opere pubbliche (+56% nel 2014).Tuttavia resta , come ha evidenziato il Ministro Delrio, il gap di inefficienza infrastrutturale che fa perdere all’Italia ben 50 miliardi all’anno e per superare il quale occorre l’avvio di un “piano di manutenzione del Paese”in cui l’Ance dovrà svolgere un ruolo non secondario.
Fondamentale sarà l’attuazione, così come prevede la norma, di un albo nazionale, gestito dall’Anac,l’Autorità Nazionale anti-corruzione, dei componenti delle commissioni giudicatrici in tema di appalti pubblici e concessioni. Altrettanto significativa è l’introduzione del divieto di aggregazione artificiosa degli appalti e la previsione di misure premiali connesse a requisiti reputazionali per i concessionari volti a coinvolgere le PMI nella fase di gara. Il rischio da evitare è, secondo quanto emerso dal dibattito, che le imprese e gli operatori economici in genere debbano sopportare oneri aggiuntivi per partecipare alle gare, richiedendo, la legge delega requisiti economico-finanziari e tecnico-organizzativi che potrebbero aprire la strada ad ulteriori attestazioni oltre le SOA, le Società Organismi di Attestazione.
Su quest’ultime Raffaele Cantone si è espresso così: “L’albo nazionale costruttori è stato un disastro. È necessario qualificare le Soa prima che queste qualifichino le imprese. Le stazioni appaltanti non sono in grado di fare qualificazione. Bisogna lavorare ancora molto sui conflitti di interesse e per attivare meccanismi di trasparenza analoghi a quelli degli enti pubblici”.
Bisogna dunque ripartire dalle opere pubbliche e quelle importanti, visto e considerato che se nel 2003 le opere sopra i 100 milioni i euro rappresentavano il 24% del mercato, nel 2013 sono quelle sotto il milione di euro ad avere un peso maggiore, rappresentando il 28% del totale. Occorre una maggiore trasparenza ed efficienza nell’abbreviare i tempi medi per la realizzazione delle infrastrutture. Il Secondo Rapporto Ance parla chiaro: i tempi medi per realizzare infrastrutture di importo superiore ai 60 miliardi di euro sono di ben 10 anni e 3 mesi mentre per terminare le opere di importo fino a 60 milioni di euro occorrono 7 anni e 3 mesi.
L’auspicio è che quanto fatto finora a livello normativo diventi attuativo quanto prima, grazie anche ad una fase di transizione che potrebbe accompagnare l’entrata in vigore del nuovo codice degli appalti, “nuovo argine al malaffare”, affinché prevalga una regola semplice che da sempre accompagna lo sviluppo dei Paesi, quella del risultato.