L’attesa è finita. Possiamo smettere di chiederci quando esce la nuova, e ultima, stagione de La Casa di Carta. Che sia sul comodo divano di casa o sotto un ombrellone, da soli o in compagnia, grazie alle meraviglie della tecnologia, da ieri alle 9 (in Italia) si può scoprire cosa accade dopo il “Per Nairobi!” e dopo lo scacco matto al professore. La curiosità, alimentata ad arte dalle anticipazioni dispensate in estate, può finalmente essere soddisfatta. Non si conoscerà, però, il destino di Tokyo, Lisbona, Rio, il professore e dei loro compagni: per quello bisognerà aspettare dicembre.
La nuova stagione de La Casa di Carta
Quando nel 2017 la serie televisiva, che racconta la storia di un manipolo di ladri che entra nella Zecca di Stato spagnola, fu trasmessa dall’emittente spagnola Antena 3, non sembrava destinata a un grande successo fino a quando l’occhio clinico dei dirigenti Netflix non l’hanno trasformata in una serie cult, una delle serie di punta dell’intera piattaforma. Grazie a lei, il suo ideatore, Alex Pina, ha guadagnato la stima dell’azienda statunitense e iniziato una solida collaborazione. Dopo le opportune operazioni di taglio e cucito (ogni stagione è stata divisa in due tranches e gli episodi sono stati leggermente accorciati) è stata proposta a un pubblico vastissimo (Netflix, oggi, conta più di 200 milioni di abbonati) fino a diventare, come dicevamo, un vero e proprio fenomeno cult: cult e globale.
Perché piace la Casa di Carta?
Gli ingredienti del successo della serie tv spagnola (l’ultima stagione ha avuto 65 milioni di utenti in tutto il mondo) sono facilmente individuabili: il mito di Robin Hood, che ruba ai ricchi per donare ai poveri, trova sempre il suo perché, come la voglia di riscatto di un gruppo di disperati che lottano contro il “sistema”, (la serie, infatti, doveva, in un primo momento, chiamarsi “I disperati”). Poi c’è il mito dei partigiani e della Resistenza, che scopriamo solo verso alla fine della prima stagione, e l’amore nelle storie di Tokyo e Rio, Stoccolma e Denver e in quella brevissima di Nairobi e Bogotà. L’immediatezza dei nomi di città, di una tuta rossa e di una maschera come quella di Dalì ha reso tutto più “iconico”.
Con il fiato sospeso
Il maggior pregio de La Casa di Carta, però, resta la sua scrittura. Quel susseguirsi di eventi come fossero le mosse di una partita a scacchi. Quel ritmo incalzante che mantiene incollati allo schermo col fiato sospeso. Quando tutto sembra perduto arriva la soluzione inaspettata, quella parte del piano meticolosamente studiata. Alcuni espedienti possono sembrare artificiosi ma in contesti simili la parola d’ordine non può non essere esagerare. L’uscita di quella che è l’ultima stagione della serie è stata anticipata da un battage pubblicitario che non ha risparmiato nessun canale pur facendo fare ai social la parte del leone. Dopo un’intera estate trascorsa tra post in cui gli attori salutano il set, si mostrano i trailer e il calendario, con gli orari uscita Paese per Paese, e il countdown finale, possiamo dire che il professore e la sua banda sono tornati.