La capacità di sviluppare e usare concetti astratti come ‘fantasia‘ e ‘libertà‘ è una tra le più sofisticate abilità di cui gli esseri umani sono dotati e li differenzia dagli altri primati. Un team di ricerca coordinato da Anna Borghi del Dipartimento di psicologia dinamica e clinica della Sapienza, insieme a Laura Barca e Luca Tummolini dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc) e a Ferdinand Binkofski dell’University Hospital di Aachen, ha dimostrato che l’elaborazione di concetti astratti coinvolge, più di quelli concreti, il sistema motorio legato alla produzione linguistica (bocca) anche quando non è richiesta una risposta verbale.
“Per comprendere un concetto concreto come sedia”, afferma Anna Borghi “occorre aver visto molte sedie, mentre per comprendere un concetto astratto come libertà, che aggrega esperienze molto diverse tra loro (correre nei prati, uscire dalla prigione), il contributo di altri, che ci forniscono spiegazioni e ai quali porre domande, diventa dirimente. Di conseguenza, quando pensiamo a un concetto astratto rievochiamo l’esperienza linguistica, sia legata all’apprendimento di questo concetto, sia alla necessità di rivolgersi ad altri per comprenderne il significato e quindi attiviamo il sistema motorio legato alla bocca”.
Lo studio, pubblicato su un numero speciale della rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B: Biological Science, ha utilizzato i risultati di una sperimentazione condotta su un campione di individui adulti a cui erano stati assegnati una serie di compiti. Nel misurare i tempi di reazione dei partecipanti, è stato osservato che, per i compiti nei quali la risposta doveva essere data utilizzando la bocca per premere un tasto, l’elaborazione dei concetti astratti risultava facilitata. Nelle risposte in cui era previsto l’utilizzo della mano, l’individuo risultava più veloce nel rispondere ai concetti concreti.
Questo risultato ha portato il gruppo di ricerca ad avviare un’altra sperimentazione, questa volta su un campione composto da bambini di otto anni. Misurando i tempi di risposta in un compito di categorizzazione di parole, si è osservato che i bambini che avevano fatto uso del ciuccio oltre i 3 anni, rispondevano meno velocemente ai concetti astratti rispetto ai bambini che ne avevano interrotto l’uso prima. Questo suggerisce che, limitare la mobilità oro-facciale durante l’acquisizione di competenze linguistiche e sociali, rallenta selettivamente l’elaborazione dei concetti astratti.
Gli autori sostengono che questo avvenga in virtù di un meccanismo chiamato ‘metacognizione sociale’. “Gli individui si rendono conto della difficoltà di usare concetti complessi come quelli astratti e avvertono il bisogno di rivolgersi ad altri individui; l’attivazione della bocca dunque sarebbe preparatoria alla richiesta di informazioni”, dichiara Luca Tummolini del Cnr-Istc. Di conseguenza la formazione di una capacità estremamente complessa come quella di usare concetti astratti si fonda e beneficia della natura eminentemente sociale della nostra specie.
Lo studio rappresenta uno sviluppo e una conferma di quanto i ricercatori avevano ipotizzato in studi precedenti attraverso l’uso di tecniche diverse (risonanza magnetica funzionale, stimolazione transcranica, studi comportamentali). Si inserisce all’interno di un numero speciale, interamente dedicato ai concetti astratti e curato dagli autori, in cui si dimostra con tecniche e metodologie diverse, che le diverse tipologie di concetti astratti (riguardanti emozioni, numeri, stati mentali, nozioni estetiche e morali) sono distribuite e rappresentate in aree diverse del cervello, che i concetti astratti coinvolgono maggiormente i processi interni (interocezione, metacognizione, emozione), rievocando più di quelli concreti esperienze legate all’uso del linguaggio e alla socialità.