Il Teatro del Buratto dedica la sua prossima stagione teatrale 2021-22 alla figura e alla creatività di Tinin Mantegazza. A dare il via alla programmazione è infatti una grande mostra allestita al Teatro Bruno Munari di Milano, dal titolo TININ MANTEGAZZA. Le sette vite di un creativo irriverente (16 ottobre – 21 novembre 2021). Più di 250 disegni originali dipinti, pupazzi, fotografie, oggetti di scena, filmati e documenti,occupano infatti gran parte del teatro milanese con il compito di restituire al grande pubblico la fantasia e complessità del grande artista, autore televisivo, animatore e scenografo italiano.
Il percorso di visita, organizzato in collaborazione con Velia Mantegazza, sua compagna di vita e di lavoro, ha anche lo scopo di ricordare e sottolineare il ruolo fondamentale avuto dai Mantegazza nel fondare con Jolanda Cappi, a metà degli anni Settanta, la cooperativa Teatro del Buratto con il preciso intento di riqualificare il Teatro per ragazzi in Italia.
L’esposizione proviene in parte dal Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (RA), dove si è tenuta nel 2019 con la curatela di Flaminio Balestra e Diego Galizzi. Su iniziativa del Teatro del Buratto a Milano è stata ripresa ed ampliata con due nuove sezioni. La prima, dedicata al lavoro di Tinin e di Velia con il Teatro del Buratto e con il Teatro Verdi, racconta per la prima volta in una mostra – attraverso oggetti di scena, pupazzi e video – molti dei loro spettacoli, oggi considerati delle pietre miliari del Teatro di Animazione. Dal lavoro di debutto “L’histoire du soldat” (1975) con la voce recitante di Paolo Poli, a ‘Pierino e il lupo’ di Prokofiev (1976), a “Cipì” di Mario Lodi (1978), fino a “Quello Stolfo da Ferrara” (1983) liberamente tratto dall’Orlando Furioso, con testo di Raffaele Crovi e musiche di Franco Battiato e Pio Giusto. E ancora “I quattro musicanti di Brema” (1981), con le voci di Ornella Vanoni, Anna Identici, Nicola Arigliano, Lucio Dalla, Daniele Formica e “Barbablù” (1986) con la consulenza scenografica di Alik Cavaliere, Mauro Staccioli e Mauro Giuntini, per citare alcuni dei più conosciuti.
La seconda sezione invece ci porta in una dimensione privata della vita dei Mantegazza e descrive il loro legame di amicizia con numerosi pittori, tra cui Tullio Pericoli, Lele Luzzati, Bruno Munari, Lucio Fontana, testimoniato da alcuni ritratti a olio, matita o acquarello, mai esposti al pubblico.
La mostra è possibile grazie alla collaborazione di: Museo Civico delle Cappuccine di Bagnacavallo (RA), Fondazione Tito Balestra, Accademia Perduta Romagna Teatri, Archivio Storico del Cabaret Italiano, Associazione Peppino Sarina e Stamperia Pascucci 1826 di Gambettola.
Tinin Mantegazza (Varazze 1931 – Cesena 2020) – conosciuto dal grande pubblico per aver creato il famoso pupazzo Dodò, protagonista dal 1990 della nota trasmissione Rai per bambini ‘L’Albero Azzurro’ – è stato sicuramente un personaggio dalla mente creativa instancabile. Figura poliedrica si è occupato per oltre 70 anni di illustrazione, giornalismo, editoria, televisione, regia, fino all’animazione culturale e all’organizzazione teatrale.
L’esposizione ricostruisce tutte le principali tappe del suo lavoro secondo un percorso tematico e cronologico, articolato in nove sezioni:
- Disegno e Illustrazione;
- Pittura;
- Tra Arte e Cabaret (La Muffola e il Cab 64);
- I Pupazzi e il Teatro per ragazzi;
- Tinin e la televisione (dall’‘Albero Azzurro’ al ‘Fatto’ di Enzo Biagi);
- Racconti e filastrocche;
- Manifesti;
- Amici pittori;
- Tinin e Velia, il Teatro del Buratto e il Teatro Verdi di Milano.
L’allestimento è a cura del Teatro del Buratto e coinvolge diversi spazi su due piani del Teatro Munari (edificio firmato da Italo Rota, inaugurato nel 2017 dal Comune di Milano e affidato al Teatro del Buratto per realizzare un Polo di teatro per l’infanzia e i giovani). Un itinerario suggestivo e articolato a cui si potrà accedere solo con visita guidata (gratuita con prenotazione obbligatoria) accolti dai numerosi pupazzi realizzati da Tinin e Velia per il teatro e la televisione: dagli ‘Animatti’, dalla Fata Muccona, al Cavalier Stampella, al Bruco Galileo o al Brontolosauro e molti altri ancora.
Completano la mostra tre video di approfondimento sull’attività dei Mantegazza al Teatro del Buratto, in televisione e infine un’intervista all’artista di Flavio Oreglio, Direttore Archivio Storico del Cabaret Italiano, dove viene raccontato il mondo del cabaret a Milano negli anni Sessanta. Un fenomeno che Tinin e Velia contribuirono a consolidare prima con la Galleria la Muffola e poi fondando il Cab 64, dove si esibivano giovani artisti come Cochi e Renato, Bruno Lauzi, Felice Andreasi e Lino Toffolo. “Si faceva cabaret tutte le sere – racconta Mantegazza – Erano anni magnifici, Milano ribolliva e nascevano nuovi astri, che passavano anche da noi. Un clima splendido”. “E non fu ‘cabaret milanese’ – sottolinea Oreglio – come solitamente si tende a dire, ma “nazionale”, perché i protagonisti di quella straordinaria epopea arrivavano da tutta Italia.”
Per il pubblico al Bookshop del Teatro saranno disponibili numerose pubblicazioni:
- Ilcatalogo che ha accompagnato la mostra di Bagnacavallo nel 2019 (Corsiero editore), ricco di testi dello stesso Mantegazza, di Luca Crovi, Diego Gallizzi, Franco Iseppi, Renata M. Molinari, Loris Mazzetti e Ruggero Sintoni; contestimonianze di Franco Battiato, Gino Paoli, Cochi Ponzoni, Lucia Vasini, Roberto Vecchioni e Daria Colombo.
- Una specifica pubblicazione integrativa dedicata ai lavori prodotti da Tinin e Velia Mantegazza nella loro storica esperienza al Teatro del Buratto e al Teatro Verdi.
- Infine, i libri di Tinin Mantegazza pubblicati sempre dall’editore Corsiero, La libraia di Piazza Loreto e Restituiamo Roma al Vaticano (con tante scuse).
- Inoltre, grazie alla Fondazione Tito Balestra Onlus, si potrà trovare la cartella Tinin Mantegazza. Vintage, curata da Flaminio Balestra e Diego Galizzi, realizzata nel 2019. Al suo interno 30 stampe tirate in 250 copie e numerate, della serie ‘Vintage’ esposta alla mostra di Bagnacavallo e ora a Milano.