I dati parlano chiaro, il mondo è degli obesi. Secondo i dati forniti dall’OMS dal 1980 ai tempi nostri il tasso di obesità è aumentato in maniera esponenziale. Nel 2014 gli individui in sovrappeso sopra i 18 anni erano circa 1,9 miliardi, di questi, 600 milioni (circa il 13% dell’intera popolazione) erano obesi. Valori da capogiro se si pensa che il dato più importante riguarda i più piccini, nel 2013, infatti, i bambini in sovrappeso e obesi al di sotto dei cinque anni di età erano circa 42 milioni.
Parlare di obesità in un mondo in cui esistono Nazioni il cui tasso di denutrizione è altrettanto preoccupante è molto più che una contraddizione a prima vista, tuttavia, i due antipodi rappresentano le facce di tutte le contraddizioni legate all’alimentazione. Il WFP, World Food Programme, organizzazione umanitaria che si occupa di assistenza alimentare, ha stimato bene i dati della denutrizione eppure l’OMS informa che l’obesità è responsabile più della denutrizione sul tasso di mortalità mondiale, a causa, fra le altre cose, dell’aumento delle malattie croniche non trasmissibili. La situazione diviene più problematica se riguarda le fasce di età pediatrica, infatti, l’obesità comporta l’insorgenza in età precoce di disturbi tipici dell’età adulta. Si calcola che il 44% dei casi di diabete tipo 2, il 23% dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 41% di alcuni tumori sono conseguenza di un eccessivo accumulo di grasso nel corpo.
Non bisogna pensare, però, che il trend riguardi soltanto i Paesi occidentali più ricchi, il fenomeno, infatti, inizia a riguardare anche zone con reddito medio – basso come alcune aree dell’Indonesia, Egitto, Grecia, Cile, Arabia Saudita, Serbia, Cina. Questo, poiché è facile reperire cibi economici ricchi di grassi e poco nutrienti. E’ chiaro che tendenze del genere sono il risultato anche di una carenza di politiche educative che informino sui rischi derivanti dalla cattiva alimentazione, politiche, che i Paesi occidentali hanno posto in essere già da un po’ di tempo.
Abbiamo già sottolineato come la categoria più a rischio sia quella dei bambini ma non abbiamo analizzato i dati che si potrebbero definire esasperanti. Le stime della World Obesity Federation ci informano che circa 3,2 milioni di bambini fra i 5 e i 18 anni soffrono di diabete di tipo 2, un disturbo chiaramente tipico dell’età adulta. Circa 13,5 milioni presentano resistenza all’insulina, condizione che precede l’insorgere del diabete, 24 milioni risultano soffrire di ipertensione e 33 milioni di steatosi epatica. Tutto, causato dal cibo. I più piccoli, spesso, subiscono gli effetti delle cattive abitudini alimentari dei genitori, il condizionamento di continue pubblicità promotrici di cibi e alimenti ricchi di grassi e zuccheri.
Il nostro Paese al momento non è fra le nazioni a più alto tasso di bambini in sovrappeso, ma la questione inizia a interessarci considerato che la World Obesity Federation ha invitato tutti i Paesi a collaborare per migliorare il fenomeno. Si stima che entro il 2025 (data fissata dall’OMS) in Italia i bambini in sovrappeso saranno 19,8 milioni, 73 mila avranno una ridotta tolleranza al glucosio (IGT), 23 mila avranno il diabete di tipo 2, 150 mila soffriranno di ipertensione e 218 mila di steatosi epatica. A conti fatti sarebbe opportuno metterci una toppa a cominciare dalle abitudini quotidiane.
E’ sicuramente un dato di fatto che per l’obesità infantile il junk food, bevande zuccherate e fast food, giochino un ruolo importante fra i più giovani. In circa dieci anni il consumo di soft drinks è aumentato di circa un terzo grazie anche alla pubblicità costante che viene fatta di questi prodotti, però, è anche vero che bisogna fare un passo indietro. Esiste una correlazione non trascurabile fra l’obesità della donna in gravidanza e quella futura del figlio, dunque, bisognerebbe far attenzione già da prima che il bambino nasca, inoltre, stando ai dati 2014 di Okkio alla salute (sistema di sorveglianza sul sovrappeso e sull’obesità nei bambini delle scuole primarie italiane) il 75% delle madri dei bambini in sovrappeso e il 53% di quelli obesi pensano che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio sia giusta. Questo è chiaramente un assunto discutibile. Predisposizione genetica a parte, è chiaro che è possibile agire per arginare il fenomeno, purtroppo facilitato, dal cambiamento delle abitudini generato dalla modernità. E’ necessario sempre rivolgersi a uno specialista della nutrizione per i consigli su una dieta varia per dimagrire e, successivamente, per mantenere il proprio peso forma. Al bando sistemi fai da te.