In Libano, oltre metà della popolazione siriana rifugiata registrata è composta da donne e ragazze e circa il 40% delle famiglie rifugiate nel paese sono guidate da donne.
Filippo Grandi, Alto Commissario ONU per i Rifugiati, ed Henrietta Fore, Direttore esecutivo dell’UNICEF, hanno chiesto un’azione più incisiva per la protezione e l’empowerment delle donne rifugiate.
Durante una missione congiunta in Libano, nel giorno in cui il mondo celebra la Giornata Internazionale della Donna e il conflitto in Siria si avvicina al suo settimo anniversario – che ricorre il prossimo 15 marzo – i leader delle due organizzazioni internazionali hanno ascoltato le testimonianze di alcune donne e ragazze costrette a fuggire dalla guerra e a cercare salvezza nel vicino Libano.
Le donne, che attualmente vivono in accampamenti per rifugiati con tende a Baalbek, nella valle della Bekaa, a circa 30 chilometri dal confine siriano, fanno parte di un gruppo che ha beneficiato di una formazione specifica sulle tematiche della protezione dei bambini e della violenza di genere, e che lavora attualmente per sensibilizzare gli altri rifugiati e contribuire a incidere nelle loro comunità.
Le donne hanno sottolineato che le loro maggiori preoccupazioni riguardano i matrimoni precoci e la mancanza di istruzione.
“Nella Giornata Internazionale delle Donne, vorrei dire a ogni donna: sii forte, sii te stessa, sii indipendente e abbi fiducia in te stessa” sono le parole di Kholoud, 37 anni, rifugiata siriana madre di due bambini.
“Le donne e le ragazze rappresentano la tragedia della Siria, ma anche la speranza per il suo futuro” ha dichiarato Filippo Grandi (UNHCR). “Le iniziative della società civile sono strumenti fondamentali per affrontare la violenza di genere e sessuale, per favorire l’empowerment delle donne e per contribuire al benessere della comunità e alla riconciliazione.”
“ll sanguinoso conflitto siriano sta per entrare in un nuovo anno e continua a lasciare i bambini senza casa, senza istruzione e traumatizzati” ha aggiunto Henrietta Fore (UNICEF). “Le giovani, in particolare, hanno visto andare in fumo le loro speranze in un futuro migliore, mentre un numero sempre maggiore di esse è costretto a lavorare o a sposarsi precocemente, invece di andare a scuola. Solo in Libano, il 40% delle donne siriane fra i 20 e i 24 anni si sono sposate prima di compiere 18 anni, diventando mogli e madri quando erano ancora delle bambine.”
La tragedia umanitaria in corso in Siria è ormai impressa in modo indelebile sulle famiglie costrette ad abbandonare le proprie case, con un impatto particolarmente duraturo su donne e bambini, che attualmente costituiscono circa tre quarti dei rifugiati siriani in Medio oriente e Nord Africa.
Nel Libano, alcuni studi hanno dimostrato che le famiglie guidate da donne sono più vulnerabili e affrontano un rischio maggiore di sfruttamento. Esse dispongono mediamente di meno cibo e di qualità peggiore, scontano livelli di povertà più alti e una probabilità due volte più elevata di ritrovarsi a vivere in tende presso accampamenti informali.
I rifugiati siriani in Libano diventano sempre più vulnerabili: oltre tre quarti di essi attualmente vivono sotto la soglia di povertà.
Tra loro ci sono anche madri che si preoccupano di come procurare un pasto, assicurare un tetto sulle teste dei loro figli, garantire loro salute e istruzione e un futuro migliore.
Sfruttare pienamente il potenziale di donne e ragazze non sarà possibile fin quando questo conflitto brutale non terminerà.
In qualità di leader di due agenzie umanitarie con una forte presenza sul campo, Grandi e Fore esprimono il loro sdegno per i terribili livelli di sofferenza dei civili in Siria e fanno appello per una soluzione politica che ponga fine all’eccidio e permetta un accesso sicuro agli operatori umanitari, affinché possano affrontare l’enorme portata delle sofferenze e dei bisogni della popolazione siriana.