La misericordia, la paura, la politica e il Giubileo. Le apriamo o le chiudiamo le porte?
“Anteporre la misericordia al giudizio, e in ogni caso il giudizio di Dio sarà sempre nella luce della sua misericordia. Attraversare la Porta Santa, dunque, ci faccia sentire partecipi di questo mistero di amore, di tenerezza“.
Oggi è, comunque, un giorno importante – per chi crede e anche per chi non crede -; l’apertura di quella porta da parte di Papa Francesco assume un significato di una portata davvero imponente.
Se si pensa che lo scenario mondiale mette su un piatto della bilancia la follia terroristica che combatte una guerra tutta da intendere nella sua portata e nei suoi feedback e dall’altra la risposta politica nella solita salsa guerresca e fallimentare fin dall’inizio che s’interseca con una novità come quella di FN in Francia che subissa l’Hollande e le sue politiche sulla sicurezza.
Quel FN della doppietta (tripletta?) Le Pen che risponde appieno alla voglia di sommarietà nella ‘giustizia‘ e che si gonfia il petto del vacuo patriottismo da inno nazionale alle partite di calcio oltre a fare della xenofobia uno striscione dietro cui sfilare in ogni occasione.
Non va meglio in USA dove il “candidato” Donad Trump non fa mistero della sua islamofobia e addiittura basa la sua campagna elettorale tutta sulla fomentazione di quel sentimento di odio profondo non solo per l’islamico di turno ma di tutto ciò che è altro da se, nella migliore (peggiore) tradizione americana. Ora il suo must è “chiudere le frontiere” all’islamico di fronte al quale perfino la posizione di Obama sembra la più pacifista del mondo.
L’Italia, da parte sua, per bocca del suo leader, ancora mantiene qull’alea d’indipendenza non scendendo nell’agone guerrafondaio europeo e d’oltreoceano; e si becca da più parti – come al solito – accuse di codardìa e/o mollezza politica noncuranti del fatto che in tanti mesi di governo, forse, la scelta di non intervenire è l’unica logica e sensata posta in essere, e non solo in politica estera.
La desolazione dell’animo umano bene è stata espressa da Francesco e il significato intimo e potente, allo stesso tempo, del Giubileo deflagra sovrastando qualsiasi decisione di governo o politico che si voglia (accenni a quelli variamente colorati di verde ve li risparmiamo volentieri).
Recuperare la propria umanità, la propria condizione di essere umano sicuramente anche legato ad un trascendente diverso che ognuno plasma a sua immagine e somiglianza e libero proprio per questo, dovrebbe essere il fine attuale.
No, non abbiamo nessun intento filosofico né, tantomeno, vogliamo tramettere messaggi messianici di sorta ma una piccola, solo una piccola, infinitesimale riflessione oggi ce la siamo regalata e l’abbiamo voluta condividere.