Mi avevano detto che a Napoli, in questi giorni, questi natalizi e di fine anno, cucinavano la cosiddetta “menesta ammaretata”” (minestra maritata) un piatto antico contadino ancora in uso.
Ma che strano modo di esprimersi; unire il sapore di una pietanza col gusto spesso complicato della vita.
Si voleva intendere, con l’aggettivo, ch’era cosa che combinava bene, in perfetto equilibrio e armonia come un rapporto sessuale-coniugale (verdure, formaggio e carne varia macellata comprese le interiora) con un piatto apparentemente scombinato e povero ma sostanzioso altresì assai casuale, disordinato, incerto come il destino umano.
Mi stuzzicava questa curiosità giudicata da moltissimi una prelibatezza irrinunciabile.
Zia Amelia al Borgo di Sant’Antonio avrebbe fatto al caso e al mio desiderio culinario, ….altro che “mastercheff”?! Era una mia parente anziana cugina di mammamia.
Ma in fondo chi non ha un progenitore napoletano a cui chiedere ospitalità?
Mi accolse sulle scale il collo lungo e bianco come una colonna ionica sorreggente un capitello disordinato rosso da cresta. Era “SANTA”, così la chiamava la zia,…la gallina di casa.
Penserete come tanti che una gallina sia stupida, sia poco intelligente, lenta per via della piccolezza del cervello attribuito alle donne. Invece vi sbagliate, almeno per l’animale.
Aveva sicuramente capito,- a detta della zia – perché s’era messa in ascolto quando le avevo telefonato. Sapendo che nella minestra maritata bisognava aggiungere anche parte di gallina vecchia perché si ingemmasse di grasso e fosse assai saporita, aveva creduto di dover lasciare – con una stretta torciante al collo – la zia Amelia, quella casa e quel cortiletto così carino del palazzo, per sempre.
Ovviamente non avevo creduto ad una sola parola del racconto e neppure mi convinceva lo sguardo obliquo di SANTA e neppure le beccature continue sanguinanti, sotto il tavolo, fossero causate da quelle ragioni.
Incominciai a trovarvi strani biglietti ovunque: “ricordati che anche tu devi morire – deve rivenire baffone (Stalin) – chi fa mala a ‘na gallina adda fernì ‘e pellerin’, (Ospedale Pellegrini) et cetera, et cetera.
Era Sabato, il giorno della preparazione della minestra.
Un altro e forse ultimo biglietto “ troviamo un accordo” 45 – 72 – 66 terno secco su tutte le ruote.
Ci stava riprovando,…!
Giocai, uscì la terna a Venezia, vinsi.
La trovai sulle scale dove l’avevo incontrata la prima volta con le ali ripiegate sui fianchi con uno sbeccato e beffardo, sprezzante sorriso.
Dissi alla cara zia che avevo cambiato idea,…avevo ricevuto una sincera Conversione sulla via di Damasco
…Allora, anche per le cose tragiche della vita, basta trovare una diplomatica convenienza reciproca: BUON ANNO!!!…li giocherete?
Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine