La meditazione è una pratica di primaria importanza per il taoismo, essa può avere diverse varianti, che spesso differiscono molto dal comune concetto di meditazione, che solitamente si riferisce alla tecnica che prevede una postura da seduti, spesso associata alla tradizione buddhista, tant’è che il rinomato studioso e religioso taoista Louis Komjathy (il presente articolo si ispira ai suoi studi) suggerisce di usare il termine “pratica contemplativa” per designare la pratica di meditazione taoista, che permette di rappresentare questa, in un più vasto tipo di pratiche diverse tra loro, ma con un filo conduttore che implica lo sviluppo dell’attenzione, della consapevolezza, del silenzio interiore e di un senso di significato e scopo approfonditi.
Possiamo identificare cinque maggiori tipi di pratica contemplativa taoista:
Meditazione apofatica: chiamata in termini taoisti in vari modi, come zouwang å忘 (seduto in oblio) o jingzuo éœå (seduto in silenzio). La meditazione apofatica, come suggerisce il termine, prevede il raggiungimento di una stato di svuotamento e silenzio della mente, andando oltre qualsiasi contenuto emotivo e intellettuale, trascendendo ogni dicotomia dualistica, per trovare uno stato di “integrità cosmologica” con tutto l’esistente e con il Tao. Questo tipo di pratica è il più antico genere di meditazione praticato dai taoisti. Si ritiene che già dal IV secolo a.C si praticasse la meditazione apofatica, tracce di queste pratiche sono già riscontrabili in antichi testi come il Dao De jing, il Zhuang zi o il nei yeh.
Visualizzazione: chiamato in termini cinesi cunxiang å˜æƒ³ (mantenere il pensiero), consiste nella visualizzazione attraverso una sorta di forte immaginazione, di diverse divinità, colori, componenti dell’universo, del corpo interiore, ecc. Metodo di meditazione con tecniche spesso molto difficili da attuare che richiedono una notevole capacità di concentrazione. Storicamente lo sviluppo di questa pratica la si deve alla corrente taoista Shangqing (Suprema chiarezza) nata nel III secolo a.C, anche se tale pratica era già presente prima della nascita di questo movimento.
Iingestione: che letteralmente tradotto dal termine cinese vuol dire “mangiare qi”. Termine quello di “qi” usato per parlare di varie forme di “energie” che secondo diverse tradizioni cinesi sono alla base di tutte le forme di vita. Queste tecniche implicano l’assunzione di varie energie cosmiche nel proprio corpo. Trattasi di un insieme di tecniche spesso associate a quelle della visualizzazione. Anche questo metodo di meditazione viene molto approfondito dal movimento shangqing, e la sua pratica nel corso dei secoli e ampliamente testimoniata e sistematizzata da vari testi taoisti molto succesivi alla nascita della scuola shanqing.
Osservazione interiore: conosciuta anche con il termine originale “neiguan”. Questa tecnica porta il praticamente a intraprendere una contemplazione del corpo e della mente attraverso una visione dell’interno del proprio corpo, questo è visto come una rappresentazione del cosmo, spesso infatti l’interno del corpo viene rappresentato come un paesaggio, dove risiedono diversi abitanti, divinità e varie componenti che rappresentano principi cosmologici. Storicamente è fortemente influenzata dal buddhismo, e si assiste alla sua nascita durante la dinastia Tang (618–907).
Neidan: spesso tradotto come “alchimia interiore”, comporta diverse tecniche che portano ad una trasformazione di carattere psicosomatico. Probabilmente è il tipo di meditazione che più incorpora tutti i diversi tipi di tecniche della meditazione taoista. Questa tecnica è molto complessa da spiegare perché può entro certi limiti differire a seconda della scuola che la insegna e perché è una tecnica con un forte carattere esoterico. Il praticante cerca di raggiungere un unità di diverse componenti del sé, per raggiungere uno stato di immortalità e di trascendenza. L’alchimia interna è stata storicamente sistematizzata tra la dinastia Tang (618–907) e la dinastia Song (960–1127).