Una pièce dolce e amara che racconta frammenti di vita vissuta e sognata, testimoniando un modo di stare al mondo, anche attraverso canti e danze, nel tentativo di svelare l’intima verità di ciascuno degli attori. Sarà “What do you want?”, scritto e diretto da Stefano Scognamiglio, in programma al Teatro Comunale di Caserta, ad aprire il tour extra cittadino della seconda edizione di “Quartieri di vita”. Il festival di formazione e teatro sociale, per la direzione artistica di Ruggero Cappuccio, realizzato con il sostegno della Regione Campania dalla Fondazione Campania dei Festival.
La manifestazione, inserita quest’anno anche tra i progetti speciali del Mibact presenta laboratori, incontri e mostre, che coinvolgeranno, oltre al capoluogo, numerosi altri centri della regione. “What do you want?”, frutto di un laboratorio teatrale realizzato al centro sociale Ex Canapificio di Caserta, porta in scena quattro uomini (appartenenti alla S.P.R.A.R.: servizio protezione richiedenti asilo rifugiati, del ministero dell’interno) e quattro donne africane, che recitano con un testo in italiano, cucito su ciascun interprete, e tramato di dialetti africani e dal cosiddetto “broken english”.
In scena ci saranno: Florence Omorogeva, Becky Collins, Jennifer Omigie, Tessy Akiado Igiba, Osman Nuhu, Israel Emovon, Ibrahim Diallo e Wadud Husseini; il disegno luci è di Jack Hakim e Fabio Faliero, il suono di Jack Hakim e il produttore esecutivo è Luca Palamara.
Per “Quartieri di Vita” è previsto un biglietto d’ingresso, simbolico di 2 e 5 euro, che servirà a raccogliere fondi per l’Ospedale Pediatrico Santobono-Pausilipon, come pure saranno riservati, in alcune date specifiche, alcune centinaia di posti per le associazioni, i volontari e le cooperative sociali che operano sul territorio.
«L’Italia è un paese razzista – spiega Stefano Scognamiglio – la maggior parte degli italiani percepisce o considera i migranti come nemici. L’indagine sulle cause di quanto appena affermato e le azioni per porvi rimedio, in una qualunque democrazia, dovrebbero essere considerate una priorità nazionale. Nel sonno profondo della ragione e delle idee, il flusso migratorio dai paesi africani verso le coste italiane, assumono connotati di natura fantastica. In questo spettacolo vogliamo svelare l’intima verità di ciascuno degli attori, verità che in quanto tale sfugge, si costruisce attraverso il dubbio, lo scontro, l’incontro, principalmente, appunto, l’ascolto, di sé e degli altri”.