Indizi esoterici
La maledizione del nome di Elena Torre edito da Castelvecchi è l’ultimo romanzo dell’autrice. Un thriller ad alta tensione, originale e intrigante creato per coinvolgere il lettore fin dalle prime pagine. L’autrice, infatti, ha creato una serie di enigmi, indizi e profezie che il pubblico può provare a sciogliere, il tutto immerso in un’atmosfera misteriosa ed esoterica.
Ne La maledizione del nome di Elena Torre, Derek Rein sta per partire per il viaggio più lungo ed Eleonore Glenn non può che attendere… A Roma un uomo penzola come l’appeso dei Tarocchi, mentre il commissario Biagini sta dicendo addio a un amico. Nel buio Sòfia apre gli occhi, ora tocca a lei. Un’antica guerra sta per tornare ad alimentare la sua fiamma, in un duello in cui simboli, enigmi, archetipi e oggetti di potere saranno le sole armi a disposizione. Dopo Il segreto dei custodi della fede e Il mistero delle antiche rotte, un nuovo thriller ad alta tensione, in una corsa contro il tempo, con nuovi sconvolgenti segreti da svelare.
Elena Torre, classe 1973, è una scrittrice e giornalista, autrice di romanzi, saggi, storie per bambini, sceneggiature e testi teatrali. Eclettica e poliedrica si muove tra la narrativa e la letteratura, tra il cinema e il teatro. “Il segreto dei custodi della fede” e “Il mistero delle antiche rotte” sono i suoi ultimi romanzi.
Con l’autrice abbiamo chiacchierato non solo di alcuni aspetti che riguardano il romanzo, ma anche di argomenti un po’ più tecnici legati alla costruzione del personaggio.
La maledizione del nome di Elena Torre
La maledizione del nome è il suo ultimo romanzo. Lei è tornata a pubblicare dopo quattro anni. Aveva abbandonato completamente la scrittura oppure si è staccata momentaneamente solo dal genere giallo?
In realtà la pausa non è dipesa da una mia volontà. La maledizione del nome doveva uscire dopo un anno dalla pubblicazione de Il mistero delle antiche rotte sempre con Cairo Editore, ma le trasformazioni che hanno coinvolto il gruppo RCS hanno sconvolto e travolto i piani editoriali in essere. Così ho atteso e cercato un editore che avesse voglia di pubblicare La Maledizione del nome. Ho trovato un interlocutore in Castelvecchi, ma poi è iniziata la situazione sanitaria che conosciamo e tutto è stato nuovamente rimandato. Nel frattempo, mi sono dedicata alla scrittura di due nuovi libri ai quali sto lavorando, che nulla hanno a che fare con il genere giallo, due storie che mi stanno a cuore e che da tempo avevo voglia di scrivere.
Il suo romanzo è particolarmente coinvolgente perché ci sono numerosi indizi che chiamano in gioco direttamente il lettore. Ci può fare un esempio?
In ogni libro mi piace giocare con il lettore, cercarne la complicità. Credo che la lettura, in particolar modo quando riguarda libri di questo genere, debba anche intrattenere ed essere capace di farti staccare almeno per un po’ dal presente, per trasportarti in un altrove dove ci si possa anche divertire. Attraverso la creazione di giochi linguistici, enigmi da decifrare, antiche profezie da decodificare cerco di catturare l’attenzione di chi legge. Chi ne ha voglia può fermarsi un attimo, afferrare carta e penna e provare a capire qualcosa in più insieme ai protagonisti prima di affrontare i capitoli seguenti dove la risposta arriverà, in qualche modo.
A Roma un uomo penzola come l’appeso dei Tarocchi. Quanto c’è di esoterico ne La maledizione del nome?
Direi molto a partire dal fatto che tutta la storia mira a fare un passo in più alla scoperta di significati nascosti contenuti in alcuni simboli e archetipi come quelli dei tarocchi, ma anche in iscrizioni incise su monumenti. Come quella sulla misteriosa Porta Ermetica di Piazza Vittorio a Roma, dove compaiono anche molti simboli planetari e non 🙂
Qual è il personaggio del suo romanzo che l’ha impegnata di più in termini di costruzione e rappresentazione?
Ogni personaggio ha una sua complessità a partire dal modo in cui parla, si muove, pensa e agisce. Sono tutti diversi e complessi, vengono da culture differenti, fanno mestieri diversi, hanno età e scopi differenti. Posso dire che amo molto Lord Erik Rein, la sua folle lucidità, ma anche la dottoressa Eleonore Glenn costretta ad abbandonare tutto quello in cui crede se vuole salvare l’uomo che ama.
È evidente che il giallo è il suo genere preferito, ci può spiegare cos’è che la attrae?
In realtà non è il mio genere preferito, ma è il genere che mi permette maggior margine di manovra, mi diverte costruire trame più o meno complesse con indizi da disseminare, un po’ come se stessi facendo una caccia al tesoro. E mentre il lettore insieme a me cerca di venire a capo di quello che accade mi piace raccontare contemporaneamente anche altro…
Progetti per il futuro?
Tanti e di vario genere ma come prima cosa ho in progetto di terminare la stesura dei libri di cui le accennavo. Poi c’è in ballo una sceneggiatura e naturalmente continuerò a presentare La maledizione del nome ovunque vorranno accogliermi.