Debutta, nel suggestivo spazio di Palazzo Fondi, “La Luna” ideato e diretto da Davide Iodice per Teatri Associati di Napoli che ne inaugura la nuova stagione dal titolo Confini Aperti, diretta da Hilenia De Falco e Lello Serao, dopo l’anteprima effettuata per il Napoli Teatro Festival Italia.
In scena Davide Iodice sintetizza un intenso ed emozionante viaggio nel dolore di una comunità intera che egli stesso ha chiamato ad esprimersi nella costruzione di questo palpitante lavoro.
La Luna è la terza ideale tappa di una ricerca sulla crisi del contemporaneo, iniziata da Davide Iodice con l’allestimento de La Fabbrica dei Sogni e proseguita con Un giorno tutto questo sarà tuo. “Materia di indagine, dopo il sogno e l’eredità spirituale affrontata nei precedenti lavori – sottolinea il regista – è adesso lo scarto, il rifiuto, nella sua accezione simbolica, affettiva, emotiva, poetica: ciò di cui ci si vuole liberare, o che si è “messo da parte” e, estendendo il senso, il rifiuto agito e subito”.
Nei due anni che hanno preceduto l’allestimento dello spettacolo, il regista napoletano ha invitato i cittadini, principalmente di Napoli, a portare nel corso dei vari laboratori teatrali realizzati ciò di cui volevano disfarsi, e il risultato è stato sorprendente.
Attraverso le testimonianze dirette di tante persone, documentate in video o in voce, ma anche attraverso i più disparati oggetti raccolti e consegnati al regista ed al suo gruppo di lavoro, si è lavorato con una materia viva che ha originato una straordinaria riflessione sul tema, concretizzatasi infine in una drammaturgia originale.
«Oltre duecento reperti – aggiunge il regista Davide Iodice – sono stati raccolti. Hanno consegnato nelle mie mani la notifica di una morte, i messaggi lasciati prima di un addio irreversibile, denunce di abusi inconfessati per tutta una vita, abiti per il funerale di un padre, quelli di un matrimonio finito. Tragedie personali ma anche collettive: qualcuno mi ha consegnato la mascherina che usa in casa vivendo nella Terra dei fuochi; un coltello sottratto a un bambino di dieci anni da parte di un ex ragazzo di strada che ha cambiato vita. E poi: rose appassite di amori violenti, chiavi di stanze chiuse dov’è successo qualcosa di doloroso e dove non si è più tornati, una gabbietta lasciata vuota da un uccello che si è squarciato il petto nel tentativo di liberarsi, una scimmia di peluche usata in un momento di terapia. E tanti, veramente tanti psicofarmaci».
Un viaggio nella consapevolezza del dolore e nel rifiuto di esso affidato al segno teatrale ed al gesto significante di otto attori – performers. Sono Francesca Romana Bergamo, Alice Conti, Fabio Faliero, Biagio Musella, Annamaria Palomba, Damiano Rossi, Ilaria Scarano e Fabrizio Varriale, che agiscono nello spazio scenico ideato da Tiziano Fario, con i costumi di Daniela Salernitano, le luci ed il suono di Antonio Minichini.
Tutti insieme chiamati a contaminarsi con l’immondo psicologico di una comunità per ricavarne ed offrire al pubblico “un’idea di mondo, di società, un senso perduto, identitario, pubblico, se non già quel senno che Astolfo cerca sulla Luna dove “ciò che si perde qui, là si raguna”.
Prodotto da Teatri Associati di Napoli, con il sostegno della Fondazione Campania dei Festival/Napoli Teatro Festival, in collaborazione con la Scuola Elementare del Teatro (il conservatorio popolare per le arti della scena ideato e diretto da Davide Iodice) e con il Centro di Prima Accoglienza di Napoli, l’allestimento de La Luna è realizzato con la produzione esecutiva di Interno 5 (direttore di produzione Hilenia De Falco, assistente di produzione Emanuele Sacchetti), il prologo in versi è di Damiano Rossi; training e studi sul movimento Fabrizio Varriale; costruzioni scenotecniche Luciano Di Rosa; assistente ai costumi Ilaria Barbato, luce e suono Antonio Minichini, allestimento Mattia Di Mauro