C’è un capitolo della storia d’Italia che è diventato metafora e simbolo stesso di una guerra che ha visto morire milioni di connazionali ed europei: è la guerra del Pasubio (al confine tra le province di Vicenza e Trento), oggi emozionante luogo storico, ma che 100 anni fa diventò teatro della più aspra battaglia che si sia mai combattuta in montagna e che vide la costruzione, a opera dell’esercito e dei minatori italiani – di una delle opere riconosciute come tra le più complesse del genio militare, le 52 gallerie.
Sul Pasubio oggi c’è uno straordinario museo diffuso, fatto di molti chilometri di gallerie e reperti bellici che si sviluppa tra le montagne.
La linea del Pasubio era anche l’antico confine tra l’Italia e l’Austria, la linea delle trincee dei due eserciti, la linea di tiro delle artiglierie e la linea del combattimento segnata con il sangue dei soldati – spesso giovanissimi e per gran numero del sud Italia.
Un paradosso unico: la bellezza ineffabile del panorama che diventa scenario straziante di guerra.
È questo il capitolo raccontato con perizia e poesia da “La linea del Pasubio“, in onda su Rai Storia, documentario di creazione scritto da?Michele Pellegrini, Matteo Raffaelli e Jacopo Cannas e diretto da Matteo Raffaelli con la partecipazione straordinaria di Peppe Servillo.
Un film che non è una ricostruzione storica tout court delle vicende della guerra sul monte Pasubio, ma è piuttosto il racconto dei luoghi simbolo di una delle più aspre battaglie del fronte tridentino.
Nella narrazione trovano spazio le opere di Marco Nereo Rotelli e le letture di Peppe Servillo, che ripercorrendo la strada delle 52 gallerie, dà voce ai pensieri dei soldati attraverso le loro stesse missive, proprio nei luoghi dove infuriava la battaglia.
Paura, speranza, disperazione, rabbia: tutto è magistralmente raccontato da uno dei più grandi attori italiani, in un percorso emozionante che trasforma il documentario in un’occasione in cui immergersi completamente per ripercorrere e conoscere da vicino i luoghi del primo grande conflitto mondiale e le emozioni che provarono gli uomini che furono costretti a vivere l’esperienza brutale della guerra di trincea, del combattimento corpo a corpo, della guerra di posizione.
Un modo per restituire umanità ai fatti, oltre la retorica fascista che vide questi ragazzi solo ed esclusivamente eroi, oltre la sofferenza e il vissuto.
Il docufilm nasce dal progetto “Via Pasubio” di Marco Nereo Rotelli nell’ambito del progetto VA.PO.RE (diretto dall’architetto Carlo Costa) di recupero e mantenimento dell’aspetto paesaggistico-ambientale dei Comuni di Valli del Pasubio, Posina e Rocoaro.