La libertà di stampa come diritto inalienabile, sancito dall’art. 21 della Carta Costituzionale che i Padri Costituenti scrissero mirabilmente nel 1948, è davvero in pericolo in Italia? In che modo? Per colpa di chi, e soprattutto, perché?
Costituzione Italiana Art.21
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
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Guardando ai fatti degli ultimi giorni la risposta potrebbe apparire pleonastica e la domanda retorica ma, in realtà, le domande che ci siamo posti in apertura non sono affatto retoriche e vorrebbero inaugurare una seria e fattiva riflessione. Resta pacifico che quanto accaduto alla nota testata web nostrana la scorsa settimana ha del surreale e si fatica a credere che sia accaduto un fatto giudiziario – il sequestro di un’inchiesta – davvero senza precedenti.
La libertà di stampa in Italia. Prime riflessioni
C’era una volta il giornalismo d’inchiesta, quello vero, da ‘strada’ come si usava dire di cui non è rimasto nulla: né il giornalismo né l’inchiesta. Inutile girarci intorno, oggi nel giornalismo italiano (ma non solo) si fatica persino a rintracciare i fatti figuriamoci le inchieste. Non stiamo facendo professione di facile qualunquismo perché non siamo della famiglia dei ‘Tafazziani’ ma nemmeno degli ipocriti.
Il giornalismo d’inchiesta richiede integrità e sacrificio, anzi, in realtà vocazione al martirio potremmo dire senza ombra di smentita. L’ultimo giornalista d’inchiesta vero che si ricordi in Italia è Giancarlo Siani che ha caramente pagato quella sua integrità. Non si offendano i colleghi che in questi anni hanno fatto lavori egregi di ‘scoperchiamento’ di pentoloni di melma ma il romanticismo collegato all’inchiesta è morto con Giancarlo.
Certo, altri cento nomi di illustri colleghi ed artigiani della parola potrebbero essere citati qui ma fanno parte dell’era contemporanea del giornalismo italiano che troppo spesso non fa da spina nel fianco al “potere” ma da cane da guardia.
Le mafie non sono solo i pittoreschi personaggi che assurgono alle cronache per le loro eccentricità e per i gusti pacchiani; le mafie sono potere nel potere come Giancarlo ci raccontò molto prima che ce ne rendessimo conto dopo forzatamente.
La libertà di stampa in Italia. Gli ostacoli veri
La libertà di stampa in Italia non è messa a repentaglio da un manipolo di giudici che perseguitano testate giornalistiche o singoli giornalisti, anzi troppo spesso potere giudiziario e quarto potere camminano fin troppo abbracciati l’uno all’altro.
La libertà di stampa in Italia è messa in discussione dalla sopravvivenza. Non si può continuare a parlare di libertà di stampa solo in relazione a quanto accade nel mondo dorato delle grandi testate, dei grandi network anche transnazionali che, per quante difficoltà potranno avere, cadranno sempre in piedi.
La libertà di stampa si deve misurare con altri termini standard. Il concetto essenziale è che si deve misurare il parametro vitale della sopravvivenza, sì quanto riescano a sopravvivere le piccole testate e non perché non riescano a stare sul mercato ma perché quel mercato è drogato ad uso e consumo della legge del pesce più grosso che mangia il più piccolo.
L’Italia ha un tessuto economico fatto di piccole e micro realtà che ogni giorno devono sostenere una lotta sovraumana per resistere con le briciole lasciate cadere da un sistema dell’editoria che fa finta che non esistano.
Cerchiamo di “proteggere” chi fa questo mestiere in maniera onesta, indipendente, sul territorio anche piccolo e locale, solo così si lotterà davvero per il rispetto dell’articolo 21 della Costituzione; “proteggiamo” tutti i colleghi delle piccole testate dalle querele temerarie che subiscono senza che nessun ufficio legale delle testate stesse li possano aiutare.
Ogni piccola testata estromessa dal mercato per motivi economici ed ogni giornalista che desiste dal fare un’inchiesta per non trovarsi stritolato nel sistema giudiziario e nel tritacarne del teatrino mediatico sono una offesa vera all’art. 21.
Il resto è vera e sincera solidarietà alla testata che ha subito ingiustamente uno stop alla propria libertà operativa.