La liberalizzazione della cannabis in Italia è uno di quei temi che, a livello politico più che sociale, si definisce oggi divisivo. Una divisione che, presuntivamente, si riflette dalla società al Parlamento o in maniera inversa? Questa la domanda chiave. Raccolta di firme, iniziative popolari, infinite discussioni in appositi forum a più livelli: da quello squisitamente scientifico fino a quello schiettamente politico o partitico nessuno vuole mancare e far sentire la propria ‘opinione’ in merito.
In realtà la questione è tutt’altro che futile e di opinione. Quella della legalizzazione è una questione molto seria perché va ad affrontare un tema annoso e sempre irrisolto come quello della droga. La sterile contrapposizione fra quelli che vedono l’uso di cannabis come porta d’ingresso alla dipendenza e quelli che ne elogiano addirittura gli effetti è noiosa.
Il problema va affrontato e sicuramente mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi, atteggiamento finora tenuto a livello legislativo in Italia, non produce nessun effetto positivo. Certo si è liberalizzato l’uso della cannabis per tanti usi diversi, anche terapeutici.
Abbiamo negozi che rivendono tutta una serie di prodotti derivati dalla cannabis ma il limite dell’ uso per il resto è sempre molto restrittivo e chi invoca il carcere ed il pugno duro sul tema si fa sentire e molto.
La liberalizzazione della Cannabis in Italia: le istituzioni
Le forze politiche da destra a sinistra si confrontano aspramente, come al solito sul nulla, persino nel governo stesso.
E’ il Presidente Mattarella che prende una posizione netta – condivisibile o meno che sia – alla VI Conferenza nazionale sulle dipendenze. Un evento organizzato dal Ministero delle Politiche Sociali e dalla ministra Dadone.
Sergio Mattarella – Presidente della Repubblica italiana
” …il fenomeno delle dipendenze ha spesso radici profonde, legate a disagi che possono riguardare ciascuna persona e che la società fatica a cogliere per tempo. Comprendere tale realtà rappresenta un punto di partenza fondamentale per intervenire con la determinazione e le capacità necessarie nei vari ambiti…”
Un intervento teso a pungolare chi qualcosa a livello legislativo può e deve fare rompendo gli indugi e uscendo dal pantano ideologico su una questione che investe molto pesante il livello sociale di individui e famiglie italiane.
La liberalizzazione della Cannabis in Italia: la politica
I politici, invece, non si smentiscono e mentre il ministro del Lavoro, Andrea Orlando parla di “approccio meramente repressivo” ancora in auge e invita a reprimere “ipocrisie, ideologie, fanatismi e propaganda politica”.
La ministra Dadone, in quota M5S, aggiunge rispetto alla legalizzazione della cannabis che “è una scelta che l’Italia dovrebbe valutare ma bisogna riuscire a raggiungere la maggioranza al Parlamento. È questo il punto delicato”.
Ovviamente dall’altra parte dello schieramento la cosa è diametralmente opposta e Matteo Salvini segretario della Lega fa sapere che: “È molto preoccupante che un ministro della Repubblica parli con leggerezza di droga. La Lega è dalla parte della vita e dei giovani: il ministro del Lavoro si occupi di lavoratori, precari e cassaintegrati, lasci che di lotta alla droga si occupino famiglie, esperti e comunità” con i soliti accenti populisti che lo contraddistinguono.
Anche la ministra di Forza Italia agli Affari regionali Mariastella Gelmini: “Dico con chiarezza che faccio parte di un pensiero, di una corrente culturale, che non solo è contraria a qualsiasi forma di legalizzazione di ogni tipo di sostanza stupefacente, ma sono anche convinta che non esista una libertà di drogarsi”.
Non si esime Giorgia Meloni presidente di Fratelli d’Italia che attacca, come sempre, il governo dicendo “le parole dei ministri Orlando e Dadone lanciano un messaggio devastante”. Benedetto Dalla Vedova sottosegretario agli esteri di vecchia estrazione radicale chiosa “In primavera l’Italia avrà la possibilità di scegliere la legalizzazione della cannabis”.
Concludendo
Come si vede siamo bel lontani dal pensare che si possa raggiungere un accordo politico che possa portate ad un provvedimento bipartisan sulla materia. Evidentemente, resta più redditizio continuare a cavalcare l’onda emotiva che questo tipo di materia porta con se per i soliti micragnosi dividendi elettorali.
Intanto, il testo di legge rimane bloccato in commissione alle Camere in attesa di tempi migliori per la discussione seria.