Nel XX secolo le modalità in cui si è affrontata la tematica sono radicalmente cambiate. La ripresa della discussione sull’eutanasia può essere considerata come una conseguenza dei forti cambiamenti, sociali e sanitari che, nell’ultimo cinquantennio, si sono succeduti sul fronte legato alla morte degli esseri umani. Nel mondo occidentale il miglioramento della qualità della vita nelle società industriali ha comportato non solo un prolungamento della vita media, ma anche un allungamento della senilità, diffondendosi la tendenza ad affrontare in ospedale la fine naturale degli individui per vecchiaia e non solo.
Dall’altra parte questi cambiamenti sociali legati alla morte si sono intrecciati con altre trasformazioni, ottenute grazie ai progressi della medicina che hanno permesso di mantenere in vita, artificialmente, il morente nei reparti ospedalieri di terapia intensiva o di rianimazione. Gli esseri umani, ormai, possono essere fatti sopravvivere anche di fronte a irreversibili alterazioni di essenziali funzioni biologiche. Caratteristiche costanti della storia recente, quindi, restano sia l’invecchiamento diffuso che i lunghi periodi di senescenza. E in alcuni paesi questi fenomeni hanno sollevato una serie di dibattiti legati al problema morale della liceità o meno dell’eutanasia.
Senza voler entrare nel merito specifico della discussione, ora più che mai l’argomento è diventato di dominio pubblico. Infatti è di poco tempo fa la notizia dell’approvazione definitiva da parte del Parlamento Belga dell’estensione dell’eutanasia ai minori di 18 anni. Per cui il Belgio può considerarsi, di fatto, il primo Paese al mondo a legalizzare l’eutanasia in maniera così estesa, rubando il primato all’Olanda. Finora la legge sull’eutanasia belga, approvata nel 2002, si applicava solo agli adulti legalmente riconosciuti tali. Questa scelta unanime di Parlamento e Corona ha fatto discutere tutto l’Occidente e, soprattutto, le comunità religiose cristiane e non, che ribadiscono quanto sia ingiusto porre sulle spalle di giovanissimi una scelta del genere.
Ma inquadriamo bene le novità introdotte dalla nuova legge: in caso di malattia terminale potrà essere il bambino stesso con l’accordo dei genitori a chiedere di morire. In questo caso sarà uno psicologo esterno all’equipe medica curante a valutare la “capacità di giudizio” del bambino, constatando il suo “senso critico” e la sofferenza che sta vivendo.
Il progetto di estendere la legge sull’eutanasia anche ai bambini è stato sostenuto da una maggioranza composta da socialisti, verdi, liberali, ma anche dagli indipendentisti dello N-Va, per fortuna non sono mancate le obiezioni di coscienza tra liberali, verdi ed indipendentisti. Fino all’ultimo i cristiano-democratici hanno criticato questa legge, bollandola come “inutile” e “sbagliata” ed alla fine anche i Vescovi Belgi hanno dovuto sottolineare la loro amara delusione. Tuttavia nel Paese la maggior parte dei cittadini resta favorevole alla “buona morte bambina”.
Mentre in Italia il dibattito etico ha prosperato sull’argomento che può trovare consensi, ma al momento non può cambiare le carte in tavola. Il cardinale Elio Sgreccia, Presidente emerito della Pontificia accademia per la vita, ha sottolineato che non c’è, in questi casi, un autentica e libera volontà del bambino “E per i bambini, per i ragazzi questo vale ancora di più, perché le loro energie sono protese verso la vita, a superare l’handicap. Ho visto bambini con la spina bifida che gattonano, che vogliono stare in piedi, si arrampicano sulle biciclette fatte apposta per loro, vogliono fare le gare con i coetanei e si fanno operare due o tre volte alla spina bifida e ai piedi. Ci sono reparti di oncologia pediatrica in cui i bambini vanno a scuola fino al giorno prima di morire, perché la voglia di vivere è insita in loro e la forza sotto questo aspetto è prodigiosa. Quando si parla di un eventuale loro consenso, in realtà si tratta di indottrinamento: si tratta di rovesciare la loro psicologia. Credo che chiunque abbia esperienza di bambini, e di bambini portatori di handicap in particolare, si senta rabbrividire di fronte allo scenario che si apre.” E sulla questione Sgreccia sentenzia “Si afferma un principio di utilitarismo cieco. Per persone scomode, persone che costano, la società del benessere applica quella che il Papa chiama la teoria dello scarto: si scarta quello che non è perfetto. Non c’è nemmeno bisogno di scomodare Dio, il Creatore. Questo succede quando si dimentica che la vita nostra non è nostra ma ha un’origine che ci trascende”.
A queste amare conclusioni si aggiungono le forti parole di Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria, che afferma “Approvare una legge che autorizza l’eutanasia per bambini o adolescenti è una scelta che non possiamo condividere. Non possiamo condividerla in particolar modo come pediatri, impegnati a tutelare sempre la salute dei bambini, soprattutto di quelli più fragili e con malattie croniche, complesse e causa di disabilità. Il bambino ammalato ha bisogno di una protezione maggiore perché alla ridotta autonomia per l’età, aggiunge quella dovuta alla malattia In una società avanzata come la nostra, il rispetto per la persona umana, per la sua vita e per la sua dignità non possono essere mai messi in discussione. Non possiamo cedere sul terreno dei valori che stanno alla base della convivenza e della società civile: uno di questi, tra i più importanti, è il rispetto per i bambini, per tutti i bambini, sani e con malattie acute o croniche, gravi ed invalidanti che siano. A tutti i bambini ammalati va garantito l’accesso alla cure palliative e alla terapia del dolore”
In Italia solo 11 Regioni hanno deliberato finora l’istituzione della rete pediatrica di cure palliative e terapia del dolore e, solo 4 l’hanno realmente attivata. Tra queste soltanto nel Veneto è presente un hospice pediatrico cosi come richiesto dalla legge 38 del 2010. C’è quindi ancora molto da lavorare anche nel nostro Paese per difendere i diritti dei più deboli.
Intanto in Belgio anche l’Associazione nazionale belga di pediatria si è dissociata, sottolineando la sua contrarietà alla nuova legge sulla buona morte. Tuttavia la liceità del “suicidio razionale” ha preso sistematicamente piede nel sistema occidentale con la scelta legislativa belga, nonostante esista una buona cultura a difesa della vita. Non ci resta che sperare in un “miracolo” delle coscienze che vada oltre qualsiasi religione o filosofia esistenzialistica. In fondo il futuro è nelle mani degli uomini.