L’arte della spazzatura, la cosiddetta Junk Art, è un movimento artistico controcorrente di origine dadaista che va ad affermarsi dagli anni 50 in poi, prevede l’utilizzo di materiali di scarto per la composizione di opere d’arte. Cosimo Angeleri ha allestito una Junk Art house nell’appartamento dove vive. Si tratta di una fusione tra laboratorio, abitazione e galleria d’arte, piena di “opere senza alcun significato, che sono e basta, prodotte con materiali spesso trovati accanto ai bidoni della spazzatura del mio quartiere, come plastiche, polistiroli e cartoni”, afferma Angeleri intervistato da Cinquecolonne.it. Ha cominciato ad allestire quello che lui definisce un “ripostiglio fatto ad arte” nel 2008 nel quartiere nomentano di Roma, a seguito di un viaggio a Berlino durato tre anni durante il quale l’artista ha assimilato il fascino dell’immaginario metropolitano della capitale berlinese e della musica industrial.
Angeleri nasce come poeta, avvicinandosi all’espressionismo tedesco e altre correnti del ‘900, ma ben presto comincia a dedicarsi alla scultura dadaista e poi alla Junk Art, che è considerata da molti una deviazione del dadaismo stesso. Il termine Junk Art è stato coniato dal critido d’arte Lawrence Alloway, che per primo attribuì questo nome alle opere dell’artista Robert Rauschenberg e di altri, che realizzarono delle sculture con materiali di scarto della vita urbana. Cosimo Angeleri intende ripercorrere questo filone, contestualizzandosi in una dimensione di riciclo tout court, che esalta il silenzio dell’oggetto, l’oggetto completo e minimo, il detrito urbano prelevato dal contesto in cui si trova, come fosse un Ready-made.
Nella sua personale Junk Art house Cosimo Angeleri, che è nato nel ’66 a Firenze e si è trasferito all’età di due anni a Roma, allestisce eventi e performance alle quali è possibile assistere su invito.
“Il concetto che voglio esprimere è quello del rispostiglio fatto ad arte, qui c’è un gran casino, ma è un disordine che mi fa trovare a molto mio agio, il cui elemento peculiare è il degrado urbano utilizzato come arredo. E’ coerente con il mio modo di vestire. Ora non sono particolarmente malvestito (ride ndr), ma di solito indosso vestiti con slabbrature e strappi.”, dice Cosimo Angeleri.
Angeleri ha studiato letteratura comparata all’università La Sapienza, abbandonando gli studi poco prima di ottenere la laurea. “Dopo un diverbio con uno dei miei docenti non ho più voluto continuare gli studi e ho deciso di dedicarmi all’arte. La costruzione delle mie opere avviene sempre in un momento fatale, l’intenzione è quella di pormi in un discorso materico-contemplativo.”, puntualizza. Angeleri comincia il suo approccio con la scultura attraverso la creta, lavorando presso lo studio del pittore Giancarlino Benedetti Corcos in via dei Cappellari a Roma, dove ha respirato un’atmosfera in fermento alla quale attribuisce molta importanza per il suo percorso formativo.
Fra le sue esposizioni più significative, la personale Serie richiami alla galleria Minima a Roma di Mario Tosto nel 2016 e, sempre nella capitale, la personale al Museo del Louvre in via della reginella nel 2018.
“Sono ispirato dalla Junk Art, ma vorrei innovare questa corrente ponendomi in un discorso di ricliclo con un forte contenuto di altrove, utilizzando come mezzo l’arte della monnezza, del detrito urbano.”, conclude l’artista.