HIV è il virus dell’immunodeficienza umana ovvero attacca il sistema immunitario del nostro organismo. Inizialmente si permane in alcuni tessuti, per qualche ora circa, però poi si moltiplica molto velocemente fino a giungere ai linfonodi. Spesso c’è una sorta di campanello d’allarme in quanto, nel momento di massima diffusione di questo virus, si avvertono i sintomi di una comune influenza.
Ovviamente in molti non se ne rendono neanche conto e pensano, appunto, di avere un comune raffreddore. Con il passare del tempo l’HIV giunge ai linfociti che si occupano della difesa del nostro corpo da certi tipi di malattie e infezioni. Quando il virus è riuscito a eliminare molti linfociti, si innesca l’AIDS ovvero la sindrome da immunodeficienza acquisita.
Il problema principale di questa sindrome è che non manifesta sintomi particolari per anni e quindi è difficile da curare. Non sempre però una persona affetta da HIV ha l’AIDS poiché grazie a controlli specifici seguiti da una terapia, la malattia può essere tenuta freno per un lungo periodo.
L’HIV permane comunque come problema mondiale, basta guardare alcune statistiche redatte dal World Health Organization. Nel 2016 ci sono stati ben 36.7 milioni di casi e circa un milione di morti legati al virus. Anche in Italia la situazione non è rosea, infatti, sono 3451 le diagnosi di HIV e la percentuale più alta è tra i giovani. Questo rileva quanto il problema sia sottovalutato e percepito come qualcosa di lontano dalla realtà di tutti i giorni. Appare quindi evidente che tuttora non c’è sufficiente sensibilizzazione nelle scuole e nelle famiglie. Si tende, tra i professori e i genitori, a ritenere che i propri alunni e figli diventino sessualmente attivi in età avanzata. E’ questo il motivo che li porta ad affrontare la spinosa questione il più tardi possibile.
Non prendono in considerazione le diffuse gravidanze precoci o gli innumerevoli casi di aborto in età adolescenziale. Un altro dato davvero sconcertante è legato alla percentuale di casi di HIV tra i neonati. Può infatti accadere che una madre sia sieropositiva e, non essendosi fatta degli specifici controlli, possa passare il virus al neonato costringendolo a una vita complessa e segnata dalla costante paura di contrarre l’AIDS. Quest’anno in Italia ci sono stati all’incirca 82 casi di cui 26 hanno contratto la sindrome e 2 sono deceduti.
La situazione è di certo migliorata rispetto ad alcune statistiche stilate nel 1985 in cui i bambini sieropositivi erano circa 11000. Oggigiorno invece è possibile effettuare svariati esami sia prima che durante la gravidanza e, in seguito a risultati positivi, effettuare delle terapie che permetteranno al nascituro di essere perfettamente sano.
Per quanto riguarda la diffusione dell’AIDS le zone complite con il passare degli anni sono rimaste quasi le stesse. In primis troviamo l’Africa Subsahariana in cui le statistiche sono veramente preoccupanti. L’ottanta percento degli adolescenti, compresi tra gli undici e i diciotto anni, sono colpiti dalla sindrome e nella maggior parte dei casi muoiono. Seguono poi l’Africa settentrionale, l’India, la Cina, Haiti, l’America Latina e, recentemente, l’America settentrionale. Secondo molti medici ci sono dei fattori specifici che hanno fatto in modo che l’AIDS si sviluppasse proprio in queste specifiche aree.
Innanzitutto sono compresi paesi molto poveri, in cui manca quasi del tutto un’adeguata copertura e competenza sanitaria. Non ci sono abbastanza strutture mediche né sufficienti medicinali. Inoltre il problema non è trattato né nelle scuole né a casa. Secondo alcuni dati solo il 39% dei maschi e 28% delle femmine ne è a conoscenza. Per questo non si ha un’opportuna prevenzione che comporta il poco, se non nullo, utilizzo di contracettivi. Infine un’altra causa comune è legata all’età in cui ci si sposa.
Mentre in svariate zone europee o degli Stati Uniti ci si sposa sempre più tardi, quando ormai l’individuo è divenuto adulto, invece in queste aree i due coniugi sono ancora adolescenti. Si stima all’incirca che i matrimoni avvengano o tra due ragazzi tra i tredici e i diciotto anni o tra una giovanissima ragazza e un uomo tra i trenta e i quaranta anni. In particolare, con quest’ultimo caso, il rischio di contrarre AIDS è maggiore poiché, probabilmente, il marito ha già avuto altri rapporti e potrebbe aver contratto il virus senza neanche saperlo.
Da anni ormai si celebra il primo dicembre la giornata mondiale contro l’HIV e l’AIDS. Il tema del 2017 è stato “Right to health” cioè “Diritto alla salute”. In Italia si è svolto nel Centro Operativo AIDS in cui non si è solo parlato della piaga di questa sindrome, ma sono stati dati degli aiuti concreti.
Ad esempio è stato fornito un numero verde da chiamare o alcuni contatti di consulenti legali per capire al meglio come comportarsi e cosa fare. Inoltre lo slogan dell’iniziativa è stato “Everybody counts” ovvero “Ognuno conta”. L’obiettivo principale, espresso con questa breve ma profonda frase, è di rendere più accessibile la cura medica e i medicinali in modo da limitare lo sviluppo della dannosa malattia.