Oggi, come ogni 26 giugno, si celebra la Giornata mondiale a sostegno delle vittime di tortura, ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite per due motivi: la Carta delle Nazioni Unite nel 1948 e la Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli nel 1984.
La nascita della giornata mondiale contro la tortura
La decisione di istituire una simile Giornata venne adottata dall’Assemblea Generale con Risoluzione 52/149 del 12 dicembre 1997. Tale ricorrenza è tanto più importante in quanto coincide con il Cinquantesimo Anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che ex articolo 5 statuisce che
“nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura, a trattamenti o a punizioni crudeli, inumani o degradanti”.
Diversi documenti delle Nazioni Unite, tra i quali la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, hanno dato al tema particolare risalto. Nel 1984, l’Assemblea Generale approvò la Convenzione contro la Tortura, i Trattamenti e le Punizioni Crudeli, Inumani e Degradanti, entrata in vigore il 26 giugno 1987 dando così genesi alla giornata mondiale contro la tortura.
La sfida delle Nazioni Unite
Ad oggi, la Convenzione è stata ratificata da 105 Stati. Gli Stati Parti della Convenzione hanno convenuto di qualificare la tortura come un reato perseguibile in base all’ordinamento interno. Gli Stati Parti hanno l’obbligo di fare rapporto al Comitato contro la Tortura, quale organo istituito nel 1987 in virtù del Trattato, per monitorare l’attuazione delle disposizioni della Convenzione ed assistere gli Stati Parti nella loro applicazione. Il Comitato è composto da 10 esperti, indipendenti, eletti dagli Stati Parti, che svolgono le loro funzioni a titolo personale. Le Nazioni Unite hanno inoltre riconosciuto la necessità di assicurare assistenza alle vittime delle torture. A tal fine, nel 1981, l’Assemblea Generale istituì il Fondo delle Nazioni Unite per le Vittime della Tortura, finanziato con contributi volontari dei Governi.
Quanto ancora c’è da fare?
Il reato di tortura è stato introdotto nel nostro ordinamento dopo le pressioni esercitate in ambito europeo e internazionale in quanto nel Codice penale originario non era previsto. In Italia, la tortura è considerato un reato contro i diritti dell’uomo, ed è punita severamente in base alle lesioni inflitte sulla vittima, se questa muore il torturatore è condannato all’ergastolo.
Al giorno d’oggi, comunque, ancora molto c’è da fare sia in Italia che all’estero. Spostandoci negli USA non si possono non citare tutti i recenti episodi di tortura che hanno colpito cittadini di pelle scura. Tra tutti, l’omicidio di Floyd a Minneapolis ha scatenato non solo una serie di protese che ancora oggi non si placano ma hanno messo la realtà del mondo di fronte ad una grande domanda: quanto ancora c’è da fare?