Il lavoro domestico in Italia si colloca al terzo posto per numero di lavoratori coinvolti, dopo i settori terziario e meccanico e più del doppio rispetto al settore istruzione. Quasi 900mila i lavoratori regolari (colf, badanti, baby sitter) cui si aggiunge oltre un milione di irregolari, secondo le stime dell’Osservatorio nazionale DOMINA basate su dati Istat. Le cifre sono state elaborate tenendo in considerazione anche i dati dell’archivio CNEL sui contratti collettivi di lavoro. Si tratta del settore col più alto potenziale di crescita, vista la forte incidenza del lavoro nero: con una piena emersione, il comparto potrebbe avvicinarsi, per numero di lavoratori, a quello dei meccanici.
Secondo un’indagine Censis-Istat, almeno l’8% delle famiglie italiane ha una o più collaborazioni domestiche all’attivo, perciò il numero complessivo dei datori di lavoro può arrivare a 2,1 milioni. Dunque il lavoro domestico sarebbe oggi il secondo settore per numero di datori di lavoro, addirittura superiore alla somma di tutti gli altri (1,4 milioni).
Per Lorenzo Gasparrini, segretario generale di DOMINA, “il settore oggi ha bisogno di riforme radicali, considerando il fatto che nel 2030 gli anziani non autosufficienti saranno 5 milioni. La strada intrapresa con le proposte di riforma definite nel Pnrr ci sembra corretta: giusto investire 3 miliardi nel rafforzamento dell’assistenza domiciliare”.
A proposito dell’alto tasso di irregolarità del settore, però, Gasparrini avverte: “Le badanti vanno formate e regolarizzate. Senza spendere fondi, ma solo riorganizzando il sistema, si possono assistere meglio centinaia di migliaia di anziani”.