Accade ogni tanto, in questo sconsolato panorama italiano, che alcuni individui (i soliti noti sì, quelli da cui a dovere ci si aspetta la famosa iniziativa, il famoso slancio per far ripartire il paese!) abbiano la forza produttiva di rischiare mettendo in piedi società che operano nel settore culturale. Nella fattispecie nel 2010 arriva Asmara Films, società di produzione cinematografica fondata da Ginevra Elkann (sorella di Lapo e John, figlia di Margherita Agnelli e nipote di Gianni Agnelli) che insieme alla Good Films che poi le distribuisce, ha creduto in alcune pellicole che in gergo ministeriale definirebbero “difficili”: gli ‘spaventosi film da festival’ ! Quelli in cui i dialoghi non abbondano e il racconto spinge per esprimersi maggiormente tramite la composizione delle immagini, in cui insomma è più probabile sentire la ‘bellezza’ rispetto a generi di maggiore consenso di pubblico come le commedie brillanti, e nella maggior parte dei casi con un budget affatto alto a disposizione.
Alcuni titoli recenti della Good Films che hanno ottenuto nomination anche in importanti festival internazionali sono : Short Skin di Duccio Chiarini in uscita ad Aprile, e Cloro : opera prima di Lamberto Sanfelice, nei cinema italiani in questi giorni dopo aver fatto un bel giretto, a partire dall’inizio dell’anno, al Sundance Film Festival (uno dei maggiori festival di cinema indipendente degli Stati Uniti, supportato e poi diretto da Robert Redford a partire dal 1984) e nella sezione Generation del Festival di Berlino.
L’odore di cloro delle piscine olimpioniche è il sottile leit motiv sensoriale che la storia di Jenny (Sara Serraiocco) si porta dietro durante i giorni successivi al licenziamento del padre, quando con quest’ultimo gravemente depresso anche per la morte della moglie, e con il fratellino piccolo Fabrizio è costretta a trasferirsi in una piccola baita sulle montagne Abruzzesi, dopo aver perso anche la casa ad Ostia, nel paesino di origine della famiglia in cui vive lo zio (Giorgio Colangeli) che prova ad aiutarli come può.
Jenny pratica il nuoto sincronizzato a livello agonistico e la gara imminente è la sola ragione che le permette di non cedere ad uno sconforto che lo spettatore invece prova interamente mentre la osserva lavorare come cameriera in uno squallido hotel trasandato, rincorrere il padre ammutolito e fuori di sé tra le montagne innevate, e preparare il pranzo ogni giorno al piccolo Fabrizio che come un pesciolino fuor d’acqua nella nuova scuola guarda fuori dalla finestra domandandosi probabilmente troppo presto come mai la vita sia andata così. Stoica e imperturbabile Jenny affronta i nuovi, miserabili rituali quotidiani con un distacco sulle prime ammirevole, che solo la disciplina che lo sport le ha insegnato può mantenere integro, poi però sentiamo il rischio, e lei con noi, che ciò possa comportare una deriva di disumanità a discapito di ciò che davvero conta: gli affetti. Un viaggio di formazione attraverso una disgrazia dunque, il film di Sanfelice, che si concede campi lunghi su una Natura indifferente, dolci controluce evocativi, una fotografia cruda, e in ultimo la messa in scena rude e deturpata di tutti i linguaggi (Scenografia, Costumi, Trucco) in perfetta coerenza con la storia. Un esordio da tenere in considerazione dunque, da andare a vedere solo quando non si è tristi e impazienti però!