Le microstorie
La Fantascienza Insegna di Daniele Missiroli è una raccolta di racconti che ha il pregio di narrare, in poco più di 500 caratteri, storie e avventure “complete”, ossia con un Esordio, Sviluppo, Culmine, Scioglimento. L’originalità dei testi dell’autore consiste nell’ utilizzare la fantasia, ribaltando la realtà e costringendoci a riflettere su temi di attualità e fatti realmente accaduti, obbligandoci a cambiare punto di vista e prospettiva.
Daniele Missiroli è uno scrittore molto prolifico. Ha al suo attivo numerosi romanzi e tantissimi racconti. Con ironia, studio meticoloso dei fatti e della realtà storica indagata, l’autore, appassionato di matematica, fantascienza e astronomia, ci rapisce con le sue storie inimmaginabili, che arricchisce con note e informazioni per il lettore.
La Fantascienza Insegna di Daniele Missiroli è caratterizzata da una serie di racconti suddivisi in nove categorie (Cinismo, Film e libri, Tecnologia, Alieni, Terrestri, Politica e giustizia, Divinità, Coppie, Emozioni e sentimenti) all’interno delle quali a volte troviamo anche gli stessi personaggi che vivono diverse avventure.
Daniele Missiroli vive a Bologna, dove lavora come consulente privacy nell’azienda che ha fondato. Laureato in fisica, è appassionato di matematica, astronomia e scienze, oltre che di fantascienza, fumetti e film. Ama scrivere romanzi e racconti di fantascienza, grazie ai quali ha vinto l’undicesima edizione del concorso di letteratura fantascientifica N.A.S.F., si è classificato al terzo posto al concorso ESEscifi 2015 e, da qualche anno, cura la collana microNASF, giunta all’ottavo volume. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo anche “Stenaritmia”, “Scrivere: Consigli utili per scrivere meglio”, “Aedis: Le avventure di Daniel Sung”.
Abbiamo avuto il piacere di scambiare diverse battute con Daniele Missiroli al quale abbiamo chiesto perché la fantascienza insegna e quali sono le peculiarità del suo libro.
La Fantascienza Insegna di Daniele Missiroli: intervista all’autore
Lei ha scelto di raccogliere in un unico libro diversi racconti di fantascienza. Perché ha scelto i racconti per veicolare il suo messaggio e non ad esempio il romanzo?
L’idea di creare delle microstorie è nata dal progetto N.A.S.F. (Nuovi Autori Science Fiction), un concorso di narrativa fantascientifica che si svolge ogni anno. Io ho vinto l’undicesima edizione e da quel momento ho iniziato a scrivere questi microracconti di 500 caratteri, che fanno parte di un concorso parallelo. I micro vengono pubblicati in un ebook e i migliori entrano nella raccolta annuale del concorso principale. I 220 racconti qui proposti li ho scritti fra il 2016 e il 2018 e risentono, pertanto, delle logiche e dei fatti riportati dai giornali di quel periodo.
Lei è un appassionato di matematica, astronomia, scienze e, ovviamente, di fantascienza. Perché la fantascienza insegna? Cosa possiamo apprendere da essa?
Nei romanzi è naturale lasciarsi trasportare dall’intreccio, dai personaggi e attivare la “sospensione dell’incredulità”, espressione inventata da Samuel Taylor Coleridge nel 1817. Il lettore, se la trama è avvincente, accetta le incongruenze della storia che sta leggendo e sacrifica il realismo e la logica perché si sta divertendo. Qui io prendo fatti realmente accaduti, o che appartengono a film, libri, anche fatti politici, e do una spiegazione partendo da una realtà ribaltata. Come nel racconto in cui l’Italia è una nazione senza debiti, ma Roma l’ha fondata Remo e un viaggiatore del tempo si chiede: “Chissà cosa sarebbe successo se a fondarla fosse stato Romolo.” E il suo amico: “Dai, proviamo.”
Ogni racconto ha informazioni e curiosità. Possiamo dare maggiori dettagli ai lettori? Di cosa tratta? Di note a piè di pagina oppure fanno parte integrante della storia?
Ogni racconto ha una base storica e non è detto che tutti la ricordino con precisione. Nelle note che seguono ogni storia spiego il contesto e rivelo alcuni aneddoti inerenti alla trama. Chiunque abbia letto questo libro si è divertito con i racconti, molti dei quali hanno una vena umoristica, e poi mi ha fatto i complimenti, perché alcune cose proprio non le sapeva. In questo periodo, oltre a portare avanti il prossimo romanzo di fantascienza, sto scrivendo tanti articoli di fisica, matematica, astronomia, informatica e altro, perché mi piace informare semplificando. Se non lo so spiegare a mia nonna, non l’ho capito davvero.
Lei ha già scritto tanti libri e vinto diversi concorsi letterari? Qual è la difficoltà maggiore, secondo lei, che incontra uno scrittore ogni qual volta si accinge a un nuovo lavoro?
Io parto dall’idea finale. Se il finale non esiste, non esiste la storia. Sapendo come deve finire, sviluppo l’idea in una sequenza di avvenimenti, descrivendo in una riga o due ogni scena. Scrivere un libro è come sceneggiare un film. Poi creo i personaggi e le loro schede. Devo sapere tutto di loro: i genitori, la scuola, gli amici, il lavoro e anche i difetti, ovvio. In questa fase faccio molte ricerche, perché devo dare un volto ai personaggi che ho in mente. Poi sviluppo ogni scena in file separati e solo alla fine li collego e li raccordo meglio. Con questo sistema non ho mai avuto difficoltà. Forse alcuni scrittori ne hanno perché non usano un metodo del genere? Essendo un programmatore, credo sia meglio che tutto vada sempre gestito tramite una procedura.
Ci racconta qualche sua mania? Quando si appresta a un nuovo romanzo, cos’è che non le deve mai mancare? Non so, una buona tazza di caffè, il silenzio più totale, penne colorate, la scrivania davanti alla finestra?
Lavoro ancora, per cui scrivo di sera e nei fine settimana. Parlando di suoni, ho scoperto tempo fa che la musica di sottofondo mi stimola, però la voce mi disturba. Di solito metto del jazz, del blues o comunque musica soft rilassante, senza che nessuno canti. Le uniche parole devono fluire dalla mia testa alle mie dita. Uso la tastiera da secoli, non so più tenere una penna in mano. Sono passato da scrivere programmi a scrivere storie, ma è quasi la stessa cosa.
Lei ha scelto di autopubblicarsi. Come mai ha intrapreso questa strada?
Otto anni fa ho fatto una ricerca di tutte le case editrici italiane e ho visto che la situazione era difficile. I tempi medi per una risposta andavano da sei a dodici mesi e, leggendo le esperienze di centinaia di autori, mi sono reso conto che non era la strada giusta per un esordiente. Se avessi mandato il mio primo romanzo a una CE, lo avrebbe cestinato dopo due pagine. Così, sette anni fa ho iniziato con un sito di autopubblicazione, poi sono passato a un secondo e infine sono approdato ad Amazon. Al momento è il miglior software per la creazione di ebook e carta. Non è perfetto, ma dopo qualche mese ho capito come fare e adesso scrivo già come vuole il programma e pubblico entrambi i formati in una giornata.
Progetti per il futuro?
Finora ho pubblicato sette romanzi della mia saga ambientata su un lontano pianeta di nome Aedis e sto scrivendo l’ottavo e il nono. Ne faccio due, come fanno i registi, che alla fine si ritrovano con così tanto materiale che fanno uscire il film in due puntate, e in questo modo contengono i costi di produzione. Nel frattempo, continuerò a pubblicare post di fisica e matematica su FB (finora ne ho scritti 130, ma ne ho ancora altrettanti) e scriverò qualche racconto per le case editrici che pubblicano raccolte.