La doppia morale dell’occidente nell’occuparsi delle tragedie della guerra fa nascere spontanea una provocazione. Se la smettessimo di colpo di parlare di guerra oppure parlassimo di tutte le guerre? Già vediamo gli occhi del lettore che strabuzzano e parte la domanda classica: ma ci siete o ci fate?
Nessuna delle due, la nostra è appunto una provocazione che vuole indurre un qualche ‘ragionamendo‘! Nel chiaro omaggio, con questo, a Ciriaco De Mita, uno dei grandi vecchi della politica venuto a mancare solo qualche giorno fa.
Quelli un po’ più culturalmente aggiornati diranno: bella forza ora vi mettete pure a copiare i titoli di libri?
E’ vero, confessiamo, il libro di Ilan Pappè “La doppia morale dell’occidente, dalla Palestina alla crisi Ucraina” è stato fonte d’ispirazione. Questo soprattutto perché il libro incontra e si sposa perfettamente con quanto pensiamo. Spesso da queste pagine abbiamo tentato di articolare qualche riflessione che assomiglia molto a quanto il professore ha mirabilmente scritto nel suo tomo.
Ilan Pappé e La doppia morale dell’occidente
note tratte da Wikipedia
Ilan Pappé è uno storico e accademico israeliano.è uno dei rappresentanti della cosiddetta Nuova storiografia israeliana, che ha come fine scientifico ed etico quello di sottoporre a un accurato riesame la documentazione orale, che è prevalsa per decenni, nel tracciare le linee ricostruttive storiche relative alla nascita dello Stato d’Israele e del sionismo in Israele; nella “nuova storiografia” Pappé rappresenta la voce più critica nei confronti della leadership israeliana. Attualmente è professore cattedratico nel Dipartimento di Storia dell’Università di Exeter (Regno Unito) e co-direttore del suo Centro per gli Studi Etno-Politici. Ha fondato e guidato l’Istituto per la Pace a Givat Haviva (Israele).
Che riguardo al conflitto russo ucraino c’è un trattamento ed uno schieramento particolare da parte degli organi d’informazione è così palese che sottolinearlo è superfluo. Viviamo, ormai, una specie di “Tutta la guerra minuto per minuto”. Questo, se nella teoria applica la drammatizzazione narrativa del racconto serrato per rendere più angoscioso quello che è angoscioso di suo; in realtà non fa altro che banalizzare una realtà tremenda.
Eppure è un registro nuovo, mai applicato in epoca contemporanea a scenari di guerra. Qualche cosa che ci possa lontanamente assomigliare fu fatto nella guerra dei Balcani di fine secolo scorso ma con modalità tutte diverse. Non erano sul campo né tanti inviati e corrispondenti e non c’erano i social che tutto deformano.
Parliamo di tutte le guerre!
Visto che pare ci piaccia così tanto parlare di guerre perché non farlo per tutte? Perché ci sono guerre di serie A e guerre di serie B? Pensate che ad oggi: 31 Stati e 291 tra milizie-guerrigliere, gruppi terroristi-separatisti-anarchici sono coinvolti in scenari di guerra. Il sito https://www.guerrenelmondo.it/ imparzialmente ne fa l’elenco più esaustivo reperibile non da archivi militari, ovviamente.
Direte: si certo, ma quello russo ucraino è un conflitto nato da un’invasione. Tutti i conflitti che troverete in elenco sono tutti conflitti d’invasione. Magari, non solo d’invasione ma in tutti c’è un territorio conteso o che crea problemi.
La Palestina
Ecco prendiamo il caso più eclatante: quello della Palestina invasa costantemente e ridotta progressivamente ad un lembo di terreno. Da chi? Da una politica espansionistica dello Stato di Israele con il conclamato appoggio statunitense che ha fatto del medio oriente una pentola sempre pronta ad esplodere.
Conflitto di etnie? In Palestina c’è così come in Ucraina. Sconfinamenti ed invasioni territoriali? In Palestina sono in atto dal 1948 e sono quotidiani. Volontà di pace? Inesistente sia in Ucraina che in Palestina. Eppure il conflitto russo ucraino campeggia, giustamente ovunque, e quello israeliano palestinese è scomparso dai radar.
Eminenti colleghi, ma anche semplici lettori diranno come hanno già detto: ovvio, il conflitto russo ucraino ce lo abbiamo in casa in Europa. Quindi ne dobbiamo dedurre che la nostra scala di giudizio è micragnosamente egoistica? In Africa, in Asia, in Medio Oriente fate quello che vi pare tanto non ci tange? Non toccate però i sacri confini della vecchia Europa?
Serietà e rispetto
Siamo seri, per favore, chi muore nei conflitti, nelle guerre in tutto il mondo è uguale a tutti gli altri. Non ci sono né guerre né profughi di serie diverse. La morte, la distruzione e la disperazione sono il denominatore comune di chi è investito da questi cataclismi.
Siamo ancora capaci di schierarci contro la guerra tout court o dobbiamo sempre alzare il ditino e fare il nostro meschino distinguo, che altro non è che il quotidiano esercizio aerobico del nostro egoismo? La Pace dovrebbe essere il nostro fine in ogni momento, in ogni racconto che porta agli occhi di tutti la barbarie delle guerre.
Se muore un ucraino o un palestinese, un russo o un israeliano o chiunque in Myanmar come nel sud Sudan non fa alcuna differenza a perdere siamo noi tutti come umanità intera.