Il nostro viaggio alla riscoperta del vino continua e ci porta a chiudere il racconto sulla figura del dio Dioniso iniziato nello scorso articolo. Perché Dioniso ha una doppia faccia? In realtà più che di doppia faccia è corretto parlare di dualismo. Dioniso è una figura bizzarra ed interessante. Nell’articolo precedente abbiamo detto che questa divinità fin dalla sua nascita mostra una caratteristica unica rispetto alle altre: è nata da una donna mortale ed è nata due volte (una volta prematuramente da Semele, ed una seconda volta dalla gamba del padre Zeus). Questa doppia rinascita è intrinseca del dualismo tipico della figura di Dioniso; egli incarna la duplicità in tutte le manifestazioni del suo essere: incarna la vita e la morte (perché è nato, è morto e poi è rinato dalle sue ceneri), è una divinità ed un umano contemporaneamente (è nato da una donna mortale, Semele e dal dio Zeus). Egli è l’incarnazione della forza primitiva della natura che è impeto di vita ma nello stesso tempo violenza della morte.
Il suo dualismo però va ben oltre, e il suo aspetto fisico ci incuriosisce. Nell’iconografia antica il Dioniso è rappresentato come un uomo maturo e barbuto (e tale caratteristica, come vedremo, non sfuggirà ad alcuni grandi pittori del tardo cinquecento), spesso ubriaco e attorniato da donne e uomini danzanti. Col passar del tempo però la sua rappresentazione cambia e il dualismo anche qui (come per la sua nascita), regna sovrano. Dioniso infatti è per eccellenza il dio delle ambiguità e degli opposti.
Egli racchiude in sé il maschio e la femmina: nelle statue e nei dipinti è rappresentato con lunghi riccioli biondi che gli ricadono sulle spalle e una pelle chiara, imberbe e luminosa che richiama il tipico candore adolescenziale. Il giovane dio è ritratto sempre con il capo incorniciato da foglie di edera mentre impugna il tirso, (un bastone alla cui estremità era posto, a mo’ di pigna, un mazzetto di foglie di edera o di vite) o mentre regge una coppa sacra, attorniato a volte da simboli fallici (ricordiamo che Dioniso era considerato anche il dio della fertilità) e da bestie feroci (come il toro, il leone, il leopardo o la capra, quest’ultima legata al simbolismo religioso orientale). In quasi tutte le raffigurazioni, lo sguardo del dio è spesso languido, invitante e compiacente.
Satiro con Dioniso bambino
Invitante? A cosa invita? Invita a godere dei piaceri della vita e nelle raffigurazioni lo fa sempre porgendo una coppa di vino ad un ipotetico astante. Questo atteggiamento benevolo del dio forse ci aiuta a capire perché il culto di Dioniso è legato al vino. Il vino, da sempre, è considerato una bevanda dal forte potere disinibitorio, che dona gioia, allegria e brio, cioè tutte manifestazioni che simboleggiano una estrema libertà, una forza vitale da opporre alla violenza della morte (qui ritorna la duplicità di Dioniso), alle sofferenze quotidiane della vita e alle convenzioni sociali. Non è un caso infatti che alla figura di Dioniso è sempre collegata nella pittura e nella scultura la vite, un calice di vino o un grappolo d’uva.
La stessa rappresentazione è riservata al dio Bacco che, come abbiamo detto nell’articolo
precedente era l’appellativo con cui i romani indicavano il dio greco Dioniso. Bacco, era colui che liberava dagli affanni, divinità che secondo antiche leggende viaggiò per il mondo col suo gruppo di gioiosi compagni dispensando a tutti la gioia di vivere e l’ebbrezza del vino. La storia della nascita e della vita di Bacco sono strettamente legate a quelle di Dioniso, anche se con varianti diverse. Si racconta che era figlio di Semele e di Giove, nato a Tebe prematuramente in seguito alla morte della madre e che fu allevato dalle ninfe sul fertile monte di?Nisa.Divenuto adulto, riuscì a trovare il modo di coltivare la vite dalla quale trasse un umore davvero invidiabile! ma lungi dall’essere avaro, la tradizione racconta che Bacco decise di condividere il potere estasiante del « nettare degli dei» con gli uomini per liberare tutti, ma proprio tutti dagli affanni e i dispiaceri della vita quotidiana!
Il nostro viaggio alla riscoperta del vino continua e ci conduce…
Fonti:
– AMES G. FRAZER, il Ramo d’oro – studio sulla maga e sulla religione, Bollati Boringhieri
– E.R. DODDS, The Bacchae of Euripides , Oxford, Clarendon Press, 1944 – Introduzioneal commento delle Baccanti di Euripide
– Enciclopedia Larousse Rizzoli
http://www.basilioperri.net/bibliografiabibliography/77-bacco-e-il-suo-culto-a-roma.html#_ftn8
– CORNELIA ISLER-KERENYI – Il culto di Liber/Bacco nel mondo romano