Il rinvenimento di arsenico e fluoruri nel sottosuolo alla base della decisione di De Gennaro.
La discarica “Cava Riconta†di Villaricca non riaprirà . La decisione è stata ufficializzata dal commissario straordinario De Gennaro all’indomani degli esami portati a termine sulle falde sottostanti. Il 6 febbraio 2008, infatti, il Ministero dell’Ambiente e della Tutelea del Territorio e del Mare ha inviato una comunicazione alla Fibe, al Commissario, alla Regione, alla Provincia, all’Arpac e al comune di Villaricca, in cui è stata comunicata la necessità di intervenire rapidamente sul sottosuolo di “Cava Ricontaâ€: in seguito alle analisi del marzo dello scorso anno, infatti, è stato evidenziato “il superamento dei limiti fissati dalla vigente normativa in materia di bonifiche per le acque di falda con riferimento ai parametri Arsenico e Fluoruriâ€. Per questo motivo, il Dicastero ha invitato la Fibe ad approntare entro dieci giorni tutte le misure adatte ad “impedire la diffusione della contaminazioneâ€. Ferma la risposta dell’Arpac, secondo cui tale eccesso di sostanze nocive sarebbe da attribuire all’attività vulcanica della zona, come dimostrerebbe il rilevamento di arsenico e fluoruri in minime percentuali sia a monte che a valle della discarica. Sulla scorta dei rilievi dell’Arpac, d’altra parte, lo stesso Donato Greco, inviato del ministero della Sanità e collaboratore di De Gennaro, ha definito, sulle colonne de “Il Mattinoâ€, una “bufala†tale ipotesi. Greco è stato, però, smentito dall’evoluzione della vicenda (in realtà , le altissime percentuali di diossina rinvenute, ad esempio, nelle analisi operate sui contadini dell’acerrano, smentiscono il dottor Greco anche per quanto concerne la definizione di “bufala†da lui affibbiata persino ai dati sulla massiccia presenza di diossine nella provincia napoletana). Il sottosuolo di “Cava Ricontaâ€, infatti, è stato definito inadatto ad una riapertura della discarica. L’arsenico, potente pesticida, e i fluoruri che, variamente combinati con altre sostanze, rischiano di risultare molto tossici, hanno inquinato le falde, al punto che lo stesso Commissario ha ammesso gli errori commessi in fase di progettazione del Piano di emergenza. De Gennaro ha riconosciuto le ragioni delle popolazioni, che si sono fermamente opposte ad un nuovo ripristino di vecchi siti. Così, Villaricca va ad aggiungersi alle altre ex discariche sulle quali il Commissario ha fatto marcia indietro, che dovevano, cioè, essere riaperte e che, invece, resteranno chiuse: Montesarchio e Ariano Irpino, per le quali sono state addotte, in più, motivazioni “geostaticheâ€, e Lo Uttaro, vicino Caserta, anch’essa contaminata da sostanze nocive, al punto che De Gennaro ha definito “davvero sorprendente†la situazione. L’ex superpoliziotto, d’altra parte, ha dichiarato di aver ricevuto “dati falsi†circa le condizioni delle vecchie discariche: sottosuoli profondamente inquinati da percolato tossico frutto di sversamenti abusivi, che necessiterebbero di bonifiche mai avviate e non di ulteriori discariche. Mentre, dunque, la Procura di Napoli ha aperto un fascicolo di inchiesta per epidemia colposa a Villaricca, in seguito alla denuncia di un comitato cittadino, e a Marigliano e alla Manifattura Tabacchi emergono liquami e catrame, De Gennaro sembra orientato a proseguire sulla strada delle discariche. Saranno, infatti, a breve definite le aperture di tre siti: Savignano Irpino, in Provincia di Avellino, Sant’Arcangelo Trimonte, in provincia di Benevento e Terzigno, in provincia di Napoli, sito per il quale l’Unione europea ha manifestato più di una perplessità : le leggi comunitarie, infatti, non prevedono la possibilità di discariche in zone protette, quale sarebbe Terzigno per la sua ubicazione all’interno del Parco del Vesuvio.