Stiamo per giungere alla “chiusura” del primo mese di conflitto in Ucraina. Una situazione che ha messo le varie nazioni e l’Italia di fronte ad una questione: qual è il grado di dipendenza verso la Russia tra carbone, gas ed altre importazioni?
Dipendenza Italia-Russia: carbone e gas
Partiamo con il dato più “ovvio”: il gas russo che arriva in Italia. Qui, senza grossi giri di parole, il dato è veramente “alto” visto che nel 2020 il 43% del gas arrivato in Italia era russo. Una percentuale che è scesa leggermente nel da poco concluso 2021 con circa il 40%. Il gas russo è stato, nei precedenti due anni, di grande importanza soprattutto con il progressivo abbandono del petrolio diventando la fonte di energia di gran lunga più utilizzata in Italia. Nel 2021, per esempio, questo ha generato il 48 per cento di tutta l’elettricità prodotta, mentre la seconda fonte, quella idroelettrica, ha contribuito per meno del 16 per cento.
Oltre il gas
Il gas non è l’unico legame tra i due paesi. In Russia, infatti, sono presenti ben 660 aziende italiane. Imprese che sono attive soprattutto in settori quali:
- l’energia
- l’industria automobilistica
- l’agroalimentare
- le telecomunicazioni
Queste aziende davano lavoro a circa 39 mila persone con un fatturato complessivo intorno agli 8,8 miliardi di euro. Invece, parlando del volume degli scambi tra Russia ed Italia possiamo notare come a fine 2021 gli scambi tra Italia e Russia hanno toccato i 21,6 miliardi di euro, in netto aumento rispetto ai 16 miliardi del 2020, anno segnato dalla pandemia da coronavirus.
Grano: un falso mito da sfatare
Insieme al gas, altro “prodotto” importato dalla Russia (ma anche dall’Ucraina) che merita particolare attenzione è il grano. Tanto si è parlato sulla quantità di grano che arriva in Italia dall’est Europa ma i numeri sono più “modesti” di quanto possa realmente sembrare.
Per capire meglio, usiamo i dati dell’Ismea ovvero l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare. Secondo queste rilevazioni, l’anno scorso l’Italia ha importato poco più di 96 mila tonnellate di grano tenero dalla Russia e circa 122 mila dall’Ucraina. Seguendo, quindi, una “massima” di Totò dove è la “somma che fa il totale”: le importazioni dei due paesi in guerra (messe insieme) fanno il 3,2 per cento di tutto il grano tenero importato nel 2021 dall’Italia.
La percentuale scende se si guarda al commercio del grano duro: l’anno scorso l’Italia ne ha importato zero tonnellate dall’Ucraina e oltre 57 mila tonnellate dalla Russia, il 2,5 per cento sul totale. Mettendo insieme, infine, grano duro e quello tenero, il peso dei due Paesi in guerra sulle importazioni italiane è di circa il 4 per cento.