La meccatronica, disciplina nata dal connubio fra la meccanica di precisione e l’elettronica più avanzata, ha rivoluzionato il mondo delle macchine utensili e dato vita alla robotica industriale. Sin dai primi anni Sessanta, si sono particolarmente distinte in questo campo la creatività e la tecnologia italiana.
E’ stato proprio il nostro Paese, infatti, a dare i natali a tre dei robot oggi più diffusi: quello di misura, di montaggio e lavorazioni laser. La macchina di misura tridimensionale, in particolare, è nata a Torino nel 1964 grazie all’idea geniale di uno dei pionieri della meccatronica mondiale, l’ingegner Franco Sartorio, fondatore della Dea (Digital Electronic Automation). La nascita della rinomata azienda torinese e il parto della prima macchina di misura al mondo sono ora raccontati in un avvincente libro dal titolo “La dea dei robot”, autore Tito Gaudio, editore Cartman Edizioni (www.cartmanedizioni.it).
La storia si svolge nella turbolenta metà degli anni ’60 all’ombra della Mole. Torino, grazie alla Fiat, è diventata una delle prime città industriali europee ma è anche sommersa da una marea di problemi sociali causati da un’ondata migratoria senza precedenti. Un giovane calabrese, una valigia di cartone in mano e diciassettemila lire in tasca, arriva con il Treno del Sole nella capitale subalpina.
E’ il 13 settembre 1965, il suo primo giorno di lavoro in Dea. Catapultato in una realtà mille miglia lontana dalla sua, scopre il mondo dei robot, assapora l’entusiasmo e la passione degli uomini che li progettano. Un affascinante viaggio alle origini della fabbrica, dell’automazione e della tecnologia italiana.