La crisi umanitaria che si è scatenata al confine fra Polonia e Bielorussia che coinvolge migliaia e migliaia di migranti utilizzati strumentalmente dalle autorità dei due Stati nella loro azione politica ha suscitato molte polemiche.
Le immagini di persone abbandonate, nel migliore dei casi, all’addiaccio quando non violentemente caricate e brutalmente aggredite dalle polizie locali dei due stati fanno il giro dei nostri schermi ormai tutti i giorni da diverse settimane a questa parte fra l’indignazione generale.
Organismi internazionali umanitari, ma non solo, hanno rimarcato fortemente il grado di disumanità con cui si affronta da parte di molti Stati, specie dell’Europa centrale e del blocco ex sovietico ma non solo, il problema dei flussi migratori in barba a tutti i criteri più elementari sanciti dalla carta dei diritti dell’uomo.
Ora, ad intervenire duramente è anche la Comunità Europea che, dopo le prese di posizione personali di diversi esponenti politici ed istituzionali, ha emanato oggi “il suo regime di sanzioni in considerazione della situazione al confine dell’UE con la Bielorussia, in modo da poter rispondere alla strumentalizzazione degli esseri umani effettuata dal regime bielorusso a fini politici”, come si legge nell’apposito comunicato diffuso.
La crisi umanitaria al confine fra Polonia e Bielorussia: interviene l’U.E.
Josep Borrell, alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza
La decisione odierna riflette la determinazione dell’Unione europea a resistere alla strumentalizzazione dei migranti a fini politici. Stiamo respingendo questa pratica disumana e illegale.
Allo stesso tempo, continuiamo a sottolineare l’inaccettabile repressione in corso da parte del regime contro la propria popolazione in patria, e risponderemo di conseguenza.
Non basta, perché il documento si tinge di sfumature ancora più pesanti quando entra ancora maggiormente nel merito delle precedenti sanzioni comminate alla Bielorussia.
Questa decisione fa seguito alle conclusioni del Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021, in cui i leader dell‘UE hanno dichiarato che mai avrebbero accettato alcun tentativo da parte di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici.
Dall’ottobre 2020 l’UE ha progressivamente ampliato le sue misure restrittive alla luce della situazione in Bielorussia.
Queste misure sono state messe in atto in risposta alla natura fraudolenta delle elezioni presidenziali dell’agosto 2020 in Bielorussia e all’intimidazione e alla repressione violenta di manifestanti pacifici, membri dell’opposizione e giornalisti.
L’Unione europea non riconosce i risultati delle elezioni bielorusse, condannandoli come né liberi né equi.
La crisi umanitaria al confine fra Polonia e Bielorussia: che fare?
La situazione incandescente con al centro i migranti costretti da settimane in condizioni inumane, però rimane lì e senza ancora risoluzioni pratiche con queste persone sballottate di qua e di la. Servirebbe, invece, oltre le legittime e ferme prese di posizione anche un politica attiva nel campo delle migrazioni.
Il problema, che noi in Italia conosciamo molto bene in quanto, in genere, primo porto di approdo per questi disperati che sfuggono da condanna a morte sicura nei loro Paesi di origine continua a non trovare risoluzione.
L’accordo di Dublino, tanto vituperato, rimane ancora lì e nessuno è capace di emendarlo nemmeno di una virgola nonostante le ripetute dimostrazioni contrarie.
Bisogna cercare di dare una risposta organica e bilanciata alla problematica migratoria in maniera generale e non aspettando la catastrofe per prendere posizione partorendo il solito topolino inaccettabile sia dal punto di vista giuridico che politico che umanitario.