La crisi della coalizione di centrodestra è ormai palese e conclamata, la rielezione di Sergio Mattarella alla somma carica dello Stato ha evidenziato la débâcle. Il buon Matteo Salvini ha iniziato tutto il processo elettorale con l’alterigia di chi ha numeri inattaccabili. Giorgia Meloni, che da tempo ha scelto la redditizia opposizione in termini elettorali ha ricevuto un regalo inaspettato da parte del maggiore alleato. La Lega ha fatto harakiri e Forza Italia è da tempo che è con due piedi in due scarpe diverse.
Questo lo scenario che ci si para davanti da ora in poi e per bocca della stessa Meloni ormai l’asse di centrodestra è tramontato definitivamente e la cosa eccezionale è che copiando la migliore sinistra questa volta i “figli” di Berlusconi si sono fatti del male da soli, cosa finora sempre appannaggio della sinistra che ama scindersi fino all’atomo da anni a questa parte.
La misura è diventata colma per due motivazioni molto chiare: la prima è che quella coalizione è divenuta nel tempo bi (se non addirittura tri) cefala e le diverse teste non dialogavano più nemmeno fra loro tutte intente a cerare la supremazia sulle altre. Tutte disperatamente bramose di affermarsi come ago della bilancia.
La crisi della coalizione di centrodestra è la topica delle elezioni presidenziali
Le lotte intestine ai tre protagonisti della coalizione andavano avanti già da tempo, prima in una sorta di contrapposizione fra il liberalismo di Forza Italia ed il sovranismo populista di Lega e Fratelli d’Italia che ha trovato un primo punto di culmine nell’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi e poi nella deflagrazione avvenuta con la bruciatura della seconda carica dello Stato nella corsa al Quirinale in maniera del tutto garibaldina.
Giorgia Meloni – Fratelli d’Italia
“Il centrodestra da rifondare è quello a cui lavoro io da oggi. Per non essere più trattati dall’alto in basso da una sinistra sempre più presuntuosa: polverizzato in Parlamento ma maggioranza nel Paese. Nulla è perduto, non vi abbattete, ma lavoriamo, non bisogna piegarci”
E’ ben lungi da un sacrosanto mea culpa quello che viene fuori dalle parole della Presidente di Fratelli d’Italia che approfitta per attaccare (ovviamente) ma non i propri compagni di sventure bensì l’altra parte politica del Paese rea di un milione di cose ma non certo dello sfascio nel centrodestra, ad onor del vero però.
Antonio Tajani – vice presidente Forza Italia
“Sono giornate in cui i toni salgono, ma poi vedrete che le cose si ricompongono”
E’ più pacato Tajani che sa di dover fare i conti con una leadership interna ancora troppo affidata alla persona di Silvio Berlusconi che è ben lontano dagli anni delle grandi battaglie e per una questione anagrafica che privata e di salute. chi centra invece il tema è senza dubbio Mara Carfagna che ha dichiarato:
Mara Carfagna – ministra per il Sud di Forza Italia
“Non so se questa coalizione sia finita”…”È finita l’illusione di governarla dettando la linea politica sui social e confrontandosi più con i follower che con dirigenti e parlamentari”
Analisi e soluzioni
Fin qui le analisi, abbiamo volontariamente omesse quelle del leader Leghista per ovvi motivi essendo ascrivibili a lui le decisioni sbagliate adottate durante la maratona elettorale presidenziale e la sua mimica sconsolata quando ha dovuto ripiegare su Mattarella presente in tutte le Tv e nel web è conosciuta a tutti ormai.
Il problema, che la Meloni dribbla abbastanza approssimativamente è quello che la Carfagna espone in tutta la sua semplicità e nella sua ineluttabile verità. Questo centro destra deve scegliere cosa essere: liberale ed europeista, magari nell’alveo naturale del PPE o sovranista e populista alla maniera di Orban e compagnia.
Il futuro è tutto in questa scelta fuori da vittimismi e concetti complottisti sull’altra parte o sui massimi sistemi. Battere ora sull’elezione diretta del capo dello Stato, cui non ha lesinato di accordarsi anche il buon Matteo Renzi, è solo uno sviare il problema e non affrontare la triste realtà anche perché poi se Sparta (centrodestra) piange Atene (centrosinistra) ha ben poco da ridere.