Sandra Petrignani ci propone nel suo ultimo libro La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg, edito da Neri Pozza, un viaggio, attraverso il ritratto della Ginzburg, nelle esperienze più rappresentative della storia letteraria e non solo del Novecento.
Nata a Piacenza nel 1952 da padre romano (con origini umbre) e da madre napoletana, si è laureata in lettere alla Sapienza di Roma. La sua biografia è raccontata da lei stessa in un testo scritto per il quotidiano L’Unità, dove scopriamo i suoi primi approcci alla scrittura con alcune pubblicazioni poetiche e poi con una Commedia Psiche, o i fiori di Ofelia, messa in scena al teatro femminista romano La Maddalena nel ’77. Ancora all’università decide di dedicarsi al giornalismo con cronache sull’ambiente studentesco per il Messaggero di Roma seguite da collaborazioni per i settori della cultura e dello spettacolo. Nell’87 viene assunta dal giornale per cui scrive da dieci anni e in seguito passa a Panorama e collabora con altri giornali come L’Unità, L’Espresso, il Foglio. Alcune delle sue interviste a scrittrici italiane sfociano in due volumi Le signore della scrittura dell’84 e Fantasia&Fantastico nell’86. Segue il romanzo Navigazioni di Circe, il cui titolo gli viene suggerito da Giorgio Manganelli. Con Vincenzo Cerami e altri giovani scrittori fonda la casa editrice Theoria, un’esperienza importante e significativa per l’editoria italiana anche se la casa chiude per ragioni economiche nel ’95. Seguiranno altri libri, come La scrittrice abita qui (2011), itinerario nelle case di grandi scrittrici del Novecento; i racconti di fantasmi Care presenze (2004); il libro di viaggio Ultima India (2006); il romanzo-documento Addio a Roma (2013) e la biografia romanzata di Duras, Marguerite (2014). Da Beat è stato recentemente ripubblicato il suo secondo libro, del 1988, Il catalogo dei giocattoli. E ancora altri articoli, alcuni radiodrammi in un’attività incessante. Tuttora vive a Roma, con lunghi soggiorni in una casa della campagna umbra, non lontana da Amelia, zona d’origine del padre.
Con questo romanzo la Petrignani costruisce un autentico ritratto di una delle scrittrici e intellettuali più significative del nostro tempo. Il libro infatti va ben oltre una biografia in cui siano presentati i fatti ma scava nel mistero di una donna e di una scrittrice di cui l’amico Italo Calvino ebbe a dire che era “L’unica donna rimasta …. con un suo modo di essere donna, spesso dolente ma sempre pratico e quasi brusco, in mezzo ai dolori e alle gioie della vita»….”.
Personalità complessa e poliedrica la Ginzburg giganteggia tra queste pagine come la Corsara, il nome che la Petrignani le attribuisce ispirandosi agli Scritti Corsari di Pasolini, corsara perché capace di grandi rischi sia nella vita che nella scrittura, perché orgogliosa di mettersi in gioco sempre, di lottare strenuamente per le sue idee e i suoi valori. Non ebbe vita facile la Ginzburg: vedova molto presto del marito Leone Ginzburg, eroe e cofondatore della Einaudi, morto per mano dei torturatori fascisti, restata sola come donna e madre di tre figli ad affrontare un mondo ostile con Roma ancora invasa dai Tedeschi, sposata successivamente con Gabriele Baldini, brillante intellettuale e melomane, che la introdusse in una società di mondanità culturale, innamorata del poeta Salvatore Quasimodo in un rapporto segreto e difficile. Sandra Petrignani ne segue con rispetto e attenzione i passi, dalle case in cui ha vissuto a Palermo dov’è nata, a Torino, a Roma, ai luoghi del suo lavoro, soprattutto la casa editrice Einaudi dove la Ginzburg lavorò per molto tempo con spirito libero e determinato a contribuire a quella rinascita culturale del nostro paese uscito ferito dalle ceneri del fascismo e della guerra.
Sempre, al di sopra di ogni personale vicenda, in ogni aspetto della vita, privato e politico, la scrittura è il segno di un’identità forte in cui la Ginzburg si riconosce costantemente.
L’accurata ricerca delle fonti, il modo in cui nella pagina esse diventano ben altro che il mero dato biografico, ci permettono di entrare con emozione nella storia di un personaggio reale, icona della nostra cultura e storia letteraria, che assume il peso letterario di un romanzo con la valenza estetica che gli corrisponde. Le testimonianze discrete, piene di pudore e di reticenza raccolte per questo libro sono quelle giuste per raccontarci quella che tutti chiamavano semplicemente “Natalia”, una donna battagliera ma riservata, fragile ma coraggiosa, unica ad avere allora un potere editoriale e culturale in un mondo di uomini. Priva di qualsiasi narcisismo o spirito di esibizione, la Ginzburg fu sempre anticonformista nella sua attività all’Einaudi, nel giornalismo, nell’impegno civile che svolse in Parlamento nell’ultima parte della sua vita, vita che si mosse all’unisono con la storia italiana. Con abilità di scrittura e con un’ ottica perspicace di interpretazione degli eventi la Petrignani rivendica l’originalità e la libertà delle scelte della Ginzburg, ne mostra senza nessun intento celebrativo le luci e le ombre attraverso un linguaggio di rigorosa documentazione storica e insieme di poetica introspezione psicologica, restituendoci non un santino culturale, ma un’immagine a tutto tondo, complessa e sfaccettata di donna e di scrittrice, che forse conosciamo in modo approssimato e il cui fascino ha ancora molto da dire in questi tempi oscuri in cui viviamo.
La rete di segreti che la Petrignani solleva attraverso la storia personale della Ginzburg e i suoi numerosi libri, da Lessico familiare a Caro Michele e via via attraverso tutte le sue pubblicazioni, la sentiamo come un prezioso tesoro dissepolto che va mostrando man mano la personalità di una donna che voleva uscire ed è uscita da tutti gli stereotipi di una vita e di una scrittura al femminile, non perché non si riconoscesse come donna ma perché rivendicava nel suo essere e nel suo talento la totalità dell’esperienza umana. Inoltre la Ginzburg riconosceva come fondamentale l’incontro-scontro con l’universo maschile di amici intellettuali che la circondavano, dai quali riceveva stimoli e verso i quali poteva permettersi le sue intelligenti provocazioni. Nel libro della Petrignani questi legami sono mostrati in tutta la loro forza, nel dinamismo intellettuale di un’epoca che esprimeva grandi figure capaci anche di confrontarsi senza risentimenti dentro la discussione più aspra, come nel caso di Elsa Morante, Alberto Moravia, Bernardo Bertolucci, Cesare Garboli con i quali la Ginzburg ebbe opinioni contrastanti su vari temi ma sempre mantenendo la stima e l’affetto delle grandi amicizie.
Capace di lucide analisi e di grandi passioni, in grado di trasformare nei suoi libri ogni dolore in un racconto che dall’autobiografia accede all’universalità delle idee e dei sentimenti in cui tutti ci riconosciamo, la Ginzburg evocata da Sandra Petrignani ha la statura della grande donna e scrittrice che attraversò un secolo ma anche la statura di un personaggio letterario in grado di accenderci dentro il piacere di quell’ altrove che solo la letteratura sa e può essere.