I tempi dei pagamenti della CIG Covid sono stati al centro di una grossa polemica. La macchina organizzativa ha dovuto fare i conti con numeri poderosi e con procedure piuttosto farraginose. Un primo segnale per lo sblocco di questo ingranaggio si è avuto nel corso degli Stati Generali dell’Economia durante i quali il Governo ha approvato un nuovo decreto di proroga della CIG Covid e messo le basi per una riforma degli ammortizzatori sociali.
CIG Covid: anticipata la proroga
Approvato, nell’ambito degli Stati Generali dell’Economia, il Decreto che proroga i versamenti della CIG Covid di altre quattro settimane. Il provvedimento prevede che le aziende che hanno usufruito di questo strumento previsto dai Decreti Cura Italia e Rilancio per le 14 settimane disposte, possano continuare a usufruirne. La proroga di queste ulteriori 4 settimane in realtà era già prevista, il cambiamento approvato in questa occasione prevede l’accesso immediato ai fondi senza dover aspettare il 1° settembre.
Slittati in termini anche per presentare la domanda di reddito di emergenza e le istanze di regolarizzazione colf e braccianti agricoli. La forma di reddito prevista per le famiglie trovatesi in difficoltà a causa della pandemia potrà essere richiesto fino al 31 luglio invece che il 30 giugno. Per colf e braccianti, invece, il termine è fissato al 15 agosto (il termine precedente era fissato al 15 luglio). Tale procedura riguarda sia gli stranieri irregolari sia quelli con permesso di soggiorno scaduto.
CIG Covid: la questione dei tempi per i pagamenti
Questa nuova calendarizzazione è stata creata per compensare i forti ritardi verificatisi nell’erogazione della CIG nei mesi scorsi. Si stima che le somme da versare per le primo 9 settimane, quelle corrispondenti ai mesi di marzo e aprile e che dovevano essere versate entro il 15 aprile, siano state in realtà erogate tra maggio e giugno. Quanto alla CIG prevista dal Decreto Rilancio, i termini per presentare le domande sono stati aperti ieri, 18 giugno.
Difficoltà nell’erogare i fondi si sono avute anche nei casi di pagamento diretto da parte dell’Inps e per la CIG in deroga dove l’anticipo era di competenza delle Regioni. Il nuovo provvedimento, infatti, prevede uno snellimento delle procedure: nessuna richiesta alle Regioni (ciascuna con metodologie proprie) ma domanda presentata direttamente all’ente erogatore. Il datore di lavoro dovrà presentare la domanda entro quindici giorni dall’inizio della sospensione o riduzione lavorativa fornendo di dati utili al calcolo della prestazione.
Procedure più snelle anche per quelle domande che riportavano dati sbagliati e che quindi non sono state accettate. Si potrà presentare una nuova domanda corretta entro trenta giorni dalla comunicazione dell’errore riscontrato. Durante gli Stati Generali dell’Economia, il presidente del Consiglio Conte ha dichiarato che questo nuovo provvedimento è solo un’anticipazione di quella che sarà la riforma degli ammortizzatori sociali. In cantiere c’è un progetto che prevede procedure rapide e semplici per assicurare a tutti i lavoratori lo strumento al quale hanno diritto.
I numeri dell’Inps
Secondo i dati forniti dall’Inps, su 1.316.176 SR41 ricevuti, sono stati pagati 1.165.625 per circa 3.249.249 lavoratori. 423.737 sono le domande di cassa integrazione ordinaria pervenute dalle aziende e di queste ne sono state autorizzate 407.982. Quanto alle domande di assegno ordinario, ne sono pervenute ai Fondi 181.897 per un totale di 2.683.841 potenziali beneficiari. Le domande di Cassa integrazione in deroga, invece, quelle determinate dalle singole Regioni e inviate all’Inps per autorizzazione al pagamento, sono 572.718. 520.885 di queste sono state autorizzate dall’istituto. I numeri messi in campo dai Decreti Cura Italia e Rilancio, mai visti prima, e la forte burocratizzazione delle procedure ha contribuito a forti ritardi nell’erogazione delle cifre dovute.