“Siamo da sempre in prima linea contro l’illegalità nei campi. Il fenomeno dello sfruttamento del lavoro è inaccettabile per un paese civile, oltre a questo i gravi episodi che emergono dalle cronache danneggiano fortemente l’immagine di un settore composto per la maggioranza da imprese sane che, tra mille difficoltà, contribuiscono in modo importante all’economia del nostro Paese. Lo sfruttamento del lavoro, tra l’altro, falsa la competizione e le sue regole, già difficili da reggere per l’agricoltura italiana, che deve affrontare il mercato mondiale sostenendo costi troppo alti del fare impresa e margini troppo bassi di reddito rispetto i competitori internazionali”.
Lo ha sostenuto la Cia-Agricoltori commentando l’incontro odierno sul nuovo Disegno di legge per contrastare il fenomeno del “caporalato”, che si è tenuto presso il Mipaaf, promosso dai Ministri co-firmatari della proposta, Maurizio Martina, Andrea Orlando e Giuliano Poletti, e a cui hanno partecipato anche, il presidente dell’Inps Tito Boeri, le parti sociali, le altre organizzazioni agricole, le imprese della grande distribuzione (Gdo) e dell’industria alimentare.
“Per cui – continua la Cia – ben vengano norme che inaspriscono le pene per i reati gravi di sfruttamento e di intermediazione purché siano norme capaci di colpire in modo mirato il caporalato e chi se ne avvale in modo consapevole e si affermi definitivamente l’orientamento dell’azione ispettiva verso le situazioni di grave violazione delle norme e dei contratti”.
Per quanto riguarda le norme di tipo normativo-amministrativo proposte nel DDL, quali il monitoraggio occupazionale tramite il sistema Uniemens e l’introduzione di indici presuntivi di accertamento di manodopera, Cia ritiene che non si possa combattere il caporalato a colpi di burocrazia perché questa non andrà che ad insistere sulle aziende regolari, lasciando indisturbato chi opera nell’ombra dell’illegalità.
Vanno, invece, affermate norme premiali, anche sotto forma di semplificazione, per le imprese che aumentano l’occupazione e scardinati quei meccanismi che non invogliano né le aziende né i lavoratori a denunciare giornate di lavoro realmente effettuate .
La Rete del lavoro agricolo di qualità che il DDL vuole rafforzare è un strumento utile -conclude la Cia- ma ancora troppo poco diffuso per poter pensare di concentrare su di esso tutta la premialità e gli incentivi al settore. Tuttavia fa parte di quel cambio di passo nella pubblica amministrazione che ha compreso l’importanza delle azioni positive e non solo di quelle repressive. Accanto a queste serve un’azione concertata a livello locale tra istituzioni e parti sociali per trovare soluzioni pratiche, semplici ed intelligenti nei casi di picchi di fabbisogno di manodopera dovuti ad emergenze produttive o alle campagne di raccolta.