La regia è affidata a Gaetano Stella che interpreterà anche il ruolo del protagonista, Razzullo. «La Cantata dei Pastori» è la maniera più verace e più antica per raccontare il Natale nella nostra terra.
«Il racconto della Natività con Giuseppe e Maria che vanno verso la grotta per far nascere il bambino Gesù – evidenzia Gaetano Stella – è solamente lo spunto per l’abate Perrucci di fare in modo che si racconti la lotta tra il bene e il male, che è il sottotitolo della cantata».
«È come se in qualche modo il presepe avesse un doppio racconto, una doppia storia – spiega Stella – Ho preso questa idea del doppio e l’ho usata per la regia naturalmente. Cioè il pubblico vedrà ‘La Cantata dei Pastori di Perrucci fino al 50%; nell’altro 50 vedrà quello che accadeva nei primi anni del ‘900, quando il popolo raccontava malamente e in maniera assolutamente incerta e incapace ‘La Cantata’ di Perrucci».
E questo non accadeva solo a Napoli, ma anche a Salerno, come narrato dal maestro Carotenuto al regista Stella: al teatro Verdi di Salerno c’era «La Cantata dei Pastori» del rione Fornelle e di via Tasso. Per anni, il San Giuseppe è stato il panettiere di via Tasso. Un ruolo scenico che, negli anni, si è tramandato di padre in figlio.
va in scena, al teatro delle Arti di Salerno, «La Cantata dei Pastori – Il grande spettacolo di Natale», con scenografie della Bottega San Lazzaro e bozzetti di scena del maestro Mario Carotenuto realizzati da Amedeo Carotenuto. La regia è affidata a Gaetano Stella che interpreterà anche il ruolo del protagonista, Razzullo. «La Cantata dei Pastori» è la maniera più verace e più antica per raccontare il Natale nella nostra terra. «Il racconto della Natività con Giuseppe e Maria che vanno verso la grotta per far nascere il bambino Gesù – evidenzia Gaetano Stella – è solamente lo spunto per l’abate Perrucci di fare in modo che si racconti la lotta tra il bene e il male, che è il sottotitolo della cantata».
Gli spettatori vedranno, riportato in scena, il presepe napoletano del ‘700. I personaggi sono dieci, cinque coppie che si muovono sempre insieme e che raccontano insieme o in antitesi: la Madonna e San Giuseppe, il diavolo e l’angelo, il pastore vecchio e il pastore giovane, il cacciatore e il pescatore, Razzullo e Sarchiapone. «È come se in qualche modo il presepe avesse un doppio racconto, una doppia storia – spiega Stella – Ho preso questa idea del doppio e l’ho usata per la regia naturalmente. Cioè il pubblico vedrà ‘La Cantata dei Pastori di Perrucci fino al 50%; nell’altro 50 vedrà quello che accadeva nei primi anni del ‘900, quando il popolo raccontava malamente e in maniera assolutamente incerta e incapace ‘La Cantata’ di Perrucci». E questo non accadeva solo a Napoli, ma anche a Salerno, come narrato dal maestro Carotenuto al regista Stella: al teatro Verdi di Salerno c’era «La Cantata dei Pastori» del rione Fornelle e di via Tasso. Per anni, il San Giuseppe è stato il panettiere di via Tasso. Un ruolo scenico che, negli anni, si è tramandato di padre in figlio.
«I nostri spettatori – sottolinea Serena Stella, direttore artistico di TeatroNovanta che vestirà i panni di Sarchiapone – vedranno come la nostra gente, un bel po’ di tempo fa, giocando con il colto, con il surreale, con il mistico si divertiva a vivere la festività del Natale in una maniera semplice, ma davvero emozionante».