Lunedì 10 Aprile alle ore 21.15 Amedeo Minghi farà tappa a Napoli al Teatro Diana, Via Luca Giordano, 64 con il suo Concerto Spettacolo La bussola e il cuore.
Il rapporto tra artista e pubblico rappresenta per Amedeo quel legame ideale che lo spinge ancora oggi a compiere nuovi viaggi musicali, come quest’ultimo in cui su 41 nuove registrazioni del triplo CD e triplo vinile, trenta sono completamente inedite.
Sul palco, assieme all’artista e l’inseparabile band, due giovanissimi artisti: Martina Cenere (di origini napoletane) e Michelangelo Nari, accompagnano con la voce e con la danza i molti successi del melodista, rivelando doti spiccate. “Tantissimi giovani d’oggi – spiega Minghi, raccontando le fasi del casting che l’hanno portato a selezionare i due ragazzi –hanno talenti e capacità infinite, in attesa di essere espresse: a noi il compito di aiutarli“. Non sono mancati, infatti, a margine della scaletta, i momenti di dialogo e di riflessione con gli spettatori: momenti che hanno fatto emergere un’immagine profonda dell’artista, fra il sogno e la dura realtà.
Afferma Amedeo Minghi: “In tanti mi hanno aspettato dopo lo spettacolo. Sono tutti qui. Avremmo potuto fare un concerto anche dopo quello ufficiale, andando avanti ad libitum. La postilla al mio ultimo lavoro era ‘Le vedremo parlare, cantare, ballare, suonare, vivere’ e questo è successo“. Un Amedeo Minghi soddisfatto ed emozionato commenta l’accoglienza del pubblico che ha incontrato in queste prime tappe del suo concerto spettacolo ‘La bussola e il cuore’, con cui l’artista romano ha festeggiato i suoi cinquant’anni di vita artistica.
Un melodista visionario. Uno dei più grandi autori e interpreti della nostra canzone, con una personalità romantica, da sognatore, che spesso, come è accaduto in passato, supera le mode contingenti per offrire al pubblico opere che non seguono logiche di mercato, ma sono semmai contraddistinte da uno stile personale d’interpretazione dall’alto profilo comunicativo. Amato da più generazioni, grazie alla composizione di melodie d’indescrivibile bellezza che creano ponti tra la gente.
«In occasione dei miei cinquant’anni di carriera, – dichiara Amedeo Minghi – avevo la necessità di far ascoltare ciò che sono oggi con nuove canzoni, ma nello stesso tempo, senza toni celebrativi, riconsiderare la mia esperienza musicale. Durante questo concerto spettacolo – aggiunge l’artista – racconterò di questo mio ultimissimo lavoro, muovendomi dentro questi tre cd, che, come tre satelliti, orbitano intorno a ciò che è il mio mondo musicale, fatto di tante occasioni e percorsi. Questo lavoro mette in luce una profondità espressiva che si rintraccia nei miei provini inediti, nell’inconsapevolezza di canzoni che hanno resistito al tempo e nello stesso tempo, il piacere di condividere nuovi brani ora, da teatrante, quale mi definisco, – sorride – è il momento di vederli in scena».
“La nostra generazione – dichiara l’artista rivolgendosi a una platea composta in prevalenza da gente adulta – ha fatto purtroppo tanti danni. Ha promesso di cambiare il mondo, mentre ha lasciato in eredità alle nuove generazioni una realtà ancor più allo sfascio. Eravamo quelli che protestavano, che andavano a Woodstock, che portavano i capelli lunghi: ma per cosa? Anch’io ho portato la coda finché ho potuto, poi ho capito che era meglio tagliarla“. Un Minghi disilluso, ma non pessimista: “Sono cambiate tante cose negli anni e di alcune esiste testimonianza nelle mie tracce. Quando ho cantato ‘Un uomo venuto da molto lontano’, per Giovanni Paolo II, mi rivolgevo solo a un pontefice, che ora invece è diventato santo. Ma non so quanto del contenuto di quella canzone sia ancora valido oggi e abbia senso per chi ascolta. Il popolo che grida: ‘Noi vogliamo Dio’ c’è ancora?”.
Ma il futuro non deve essere necessariamente nero: “Tenebroso? No, ma sicuramente velato“. A guidare i passi incerti dovrà essere l’amore, innanzitutto per le piccole cose che ognuno compie nella sua quotidianità, tradotto nel rispetto per chi soffre, perché – ha affermato toccando il delicato tema del confine – “la disperazione non ha etnia“.
Un Minghi nostalgico? No, un romantico visionario proiettato in avanti: “Dei quarantuno brani inseriti nell’ultimo progetto, alcuni nascondono i semi di altri progetti futuri“. Saranno i mesi a venire a delineare meglio la fisionomia di questo futuro.
Immagini, balletti, musicisti accompagneranno in tour Amedeo per dare corpo alla messa in scena dei tre cd: La bussola, le nuove dimensioni musicali; il cuore, i ricordi di sempre, le canzoni più celebri e il percorso della fede; mappe, un vero e proprio zibaldone della melodia firmata da Minghi.