Da Los Angeles, a Sarasota, passando per Washington e New York. La “Biomuseologia” di Maurizio Vanni, museologo, storico dell’arte, curatore e autore del libro “Biomuseologia. Il museo e la cultura della sostenibilità” (Celid) su come rilanciare i musei in chiave ‘green’ – in armonia con gli altri gradi della sostenibilità – sbarca negli Stati Uniti, in un tour che porterà l’autore a presentare l’edizione in inglese del manuale nelle principali metropoli americane, per incontrare direttori e membri di board museali, galleristi, presidenti di fondazioni, editori, artisti e businessmen coinvolti in materia.
Chi è Maurizio Vanni?
Museologo e storico dell’arte, specialista in valorizzazione e gestione museale. Lavora per la Soprintendenza Archeologia, Beni Culturali e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara, è docente di Museologia per il turismo (UNIPI), di Marketing non convenzionale alla Facoltà di Economia di Roma Tor Vergata nel Master “Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media” e di Governance e gestione culturale presso il Conservatorio Luigi Boccherini di Lucca nel Master “MaDAMM”. Ha curato più di 700 eventi, tra mostre e progetti legati alla museologia del presente, e ha tenuto corsi, seminari, convegni e lectio magistralis in sessanta musei e quaranta università di oltre trenta paesi del mondo.
Intervista a Maurizio Vanni
Scopriamo la storia dietro la creazione di questo libro grazie all’intervista che abbiamo realizzato prpoprio con l’autore ovvero Maurizio Vanni:
Qual è l’obiettivo di Biomuseologia?
Obiettivo ampliare le conoscenze, capire come i musei e le strutture che producono cultura negli Stati Uniti si rapportano con i concetti espressi nella nuova definizione di Museo di ICOM (Praga agosto 2022) attraverso i termini di sostenibilità (economica, sociale, ambientale e olistica) e di inclusione (responsabilità sociale). Ma anche studiare le soluzioni messe in atto Oltreoceano, per capire quale strada stanno prendendo i musei, a livello internazionale, prendendo come riferimento uno dei paesi più all’avanguardia nella valorizzazione museale e gestione museale del mondo.
Quali sono i difetti nella gestione dei nostri musei?
Oggi un museo deve essere gestito come un’impresa privata, ma senza produrre utili. C’è, da parte loro verso di noi, la sensazione di avere pessime capacità di gestione. Questo perché non siamo in grado di valorizzarlo a dovere. Le nostre lacune sono evidenti, non soltanto dal punto di vista dell’impatto ambientale dei musei. Oggi queste strutture devono essere esperienziali, inclusive e sostenibili, mentre in Italia ci si preoccupa principalmente dell’aspetto economico. Infine, le strategie e le nuove modalità di profilazione dei pubblici rivestiranno un’importanza sempre più rilevante nell’ottica di un coinvolgimento orientato alla fidelizzazione
Cosa vuol dire Biomuseologia?
La Biomuseologia, oltre ad affiancare la Biomuseografia nel progettare strutture museali ex novo, ha dunque come priorità la riduzione dell’impatto ambientale di strutture storiche, rispettando le linee guida del Ministero della Cultura. Una sfida non più impossibile, grazie alla tecnologia: vernici green, pannelli fotovoltaici trasparenti, strategia no waste grazie al riciclo avanzato, utilizzo di materie prime certificate vanno incontro alle esigenze ambientali