La città casertana ha ospitato per una settimana le opere del â€Santa Barbara free/full And Open Projectâ€
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Si è tenuta ad Aversa, dal 19 aprile al 26 aprila, la “1a Biennale D’Arte Contemporanea Città d’Aversaâ€, presso il Chiostro Monumentale Facoltà d’Ingegneria, intitolata “Santa Barbara free/full And Open Projectâ€. La mostra, che ha riscosso un certo successo presso la cittadinanza, è stata ideata dagli aversani Giuseppe della Volpe e Gaetano Beffardo, che ne sono stati anche i direttori artistici. Un contributo fondamentale è poi stato offerto dal prof. Domenico Di Caterino, docente di Storia dell’Arte presso l’Università di Cagliari. La Biennale si è proposta come luogo di esposizione alternativo rispetto ai circuiti artistici tradizionali. Centro ideale delle opere esposte è stato l’Artista. Tale artista, però, si è caratterizzato in modo assolutamente originale, perdendo qualunque connotato di “superiorità †espressiva e conservando, piuttosto, i suoi connotati di “essere umanoâ€. Il Santa Barbara Project, difatti, si è proposto quale officina di indagine dell’interiorità dell’artista. Uno scavo nell’individuo, la cui produzione artistica fa leva sulla consapevolezza di essere un uomo “normaleâ€, dimenticando, al contempo, di essere, come dichiarato dagli organizzatori stessi, anche un “superuomoâ€. L’indagine nell’io si esplica, pertanto, nella realizzazione di idee insieme eteree e materiali: si tratta di opere che, forti della soggettività di chi le realizza, allo stesso tempo permettono all’io lirico di conservare il contatto con la moltitudine della contemporaneità . Soltanto attraverso questa strada, dunque, l’Artista può autenticamente interessarsi alla sua attività , indipendentemente dai riscontri che potrà ottenere dal pubblico e dalla critica. In questo senso, dunque, “Qualità , democrazia e meritocrazia†sono parole che non esistono piùâ€, come dichiarato dal prof. Di Caterino. Il Santa Barbara Project, così, si configura come il luogo di elevazione interiore, nel tentativo di realizzare “un progetto di altro sistema di rete pubblico e transnazionale gestito direttamente da una rete di artisti perifericiâ€. Non a caso, il sottotitolo della Biennale è Terza cava d’estrazione d’arte annuale, con riferimento chiaro alla volontà di riscattare opere occultate da logiche di mercato globalizzato, che devono essere “estratteâ€, dunque, dal sottosuolo artistico e promosse in una realtà alternativa ai circuiti artistici tradizionali. Un inizio promettente, dunque, per la Biennale D’arte Contemporanea di Aversa. Un inizio che sembra riconsegnare all’arte quel respiro ribelle che, a tratti, le viene sottratto. L’interconnessione esistente tra l’io lirico dell’artista e il mondo in cui egli vive, tra l’altro, pur garantendo la specificità soggettiva propria di ogni opera, che l’avvolge di fascino e, a volte, di incomprensibilità , aiuta a non considerare quell’opera stessa come del tutto decontestualizzata, e ciò è importante perché il pubblico si avvicini anche alle forme espressive più contemporanee.