Al via presso l’Arsenale della Marina Regia di Palermo, il Workshop interdisciplinare “L’Oro nero che veniva dal mare” dedicato alla presentazione di ricerche originali sulla caratterizzazione geochimica delle ossidiane e dei vetri antichi.
L’iniziativa, organizzata dalla Sezione di Palermo dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dal Laboratorio Museo di Scienze della Terra Isola di Ustica, in collaborazione con la Soprintendenza del Mare e con il Museo Archeologico Regionale A. Salinas, si propone di valorizzare e restituire alla memoria collettiva la conoscenza di quella che fu la prima grande rete di scambi commerciali e culturali su lunga distanza realizzata dall’uomo nella preistoria.
Una rete che aveva in Sicilia uno dei nodi più importanti dell’intero bacino del Mediterraneo: l’ossidiana, grande protagonista degli scambi commerciali di quel tempo, proveniva infatti dai giacimenti del Mediterraneo centrale presenti a Lipari, Pantelleria, in Sardegna (Monte Arci) e a Palmarola. Da queste zone l’“oro nero” veniva esportato in moltissimi villaggi a bordo di piccole imbarcazioni che trasportavano anche i primi carichi di prodotti alimentari, i primi manufatti e le prime forme di artigianato: non solo merci, quindi, ma anche arte, cultura e tecnologia.
Oggi, grazie a sofisticate analisi fisiche e chimiche e al lavoro congiunto di archeologi e ricercatori, da un minuscolo frammento di ossidiana è possibile risalire al giacimento geologico di provenienza e definire il periodo storico in cui la materia prima venne lavorata fino ad assumere la funzione di utensile.
Nel chiostro del Museo Archeologico Regionale A. Salinas verrà allestita, inoltre, una mostra di pannelli sullo stesso tema attraverso la quale, durante i mesi estivi, i visitatori potranno ripercorrere la storia e i viaggi dell’ossidiana nel Mare nostrum.