È un romanzo satirico in cui a parlare sono le rughe delle donne, un bisturi, e il botulino. È “L’istmo di Panama non è una banana” dell’autrice Barbara Appiano, un libro esilarante sull’abuso della chirurgia plastica e sulle donne che non vogliono invecchiare condito di una sana invidia: “senza non avrei potuto scrivere questo libro” dice la stessa autrice. Un libro nato da una visione quando in televisione “vidi una showgirl che al posto della bocca aveva due pneumatici da neve che le impedivano di sorridere”.
Il libro è un dialogo tra le rughe condannate al fine vita di un chirurgo plastico, del botulino e di un bisturi. La satira condensata di sagace e acuta ironia è il ritratto che la scrittrice “disegna” per le donne di oggi che hanno l’ansia della ruga e che si sottopongono ad accanimento terapeutico pure di perpetrare l’eutanasia alla ruga di troppo. A ciò si aggiunge che Barbara Appiano dedica il libro agli invidiosi che sono la linfa dell’esibizionismo contemporaneo, che fomenta il disturbo della personalità narcisistico-compulsivo attraverso l‘abuso dei social, che creano la competizione estrema tra simili. Perché non bisogna invecchiare, non bisogna ingrassare, bisogna essere ricchi e avere successo, sempre e comunque.
Barbara Appiano è un genuino, prolifico e autentico talento fuori dagli schemi, capace di dare vita ad una scrittura surreale con metafore e allegorie .
Un talento che ha dato vita ad un nuovo titolo irriverente, con la partnership del Corriere dello Spettacolo, il giornale quotidiano on line diretto dal giornalista e scrittore Stefano Duranti Poccetti, e una copertina particolare, un assemblaggio del quadro di Mario, fratello dell’autrice, dal titolo “La matassa” e l’opera “Ritratto parapsicologico di donna adulta” del pittore Andrea Guasti.
Come scrive l’autrice:
“Oltre al corona virus è stato spiccato un mandato di cattura al botulino. Nel libro do la parola alle rughe, a un bisturi in prepensionamento e al botulino, tutti a servizio delle donne, che si stanno annoiando a produrre replicanti stile gomme anti-neve.
Se siete belle lasciate stare non è lettura per voi. Se invece vi sentite investite di cellulite, zampe di gallina, borse (della spesa rigorosamente bio), allora questo libro fa per voi, perché è dedicato alle donne e all’invidia dilagante.
Se non lavessi avuto invidia mai avrei potuto scrivere di noi donne, delle nostre rughe e delle nostre frustrazioni.
Un ringraziamento specialissimo va al pittore Andrea Guasti, a mio fratello Mario, a Stefano Duranti Poccetti e al Corriere dello Spettacolo, tutti presenti in questo libro che io definisco “dalla geografia multidimensionale”.
L’estro creativo incessante di Barbara Appiano ci regala libri sorprendenti e originali per contenuti, scrittura e temi attuali che non possono non indurre ad una riflessione sul significato della nostra esistenza, perché come scrive la stessa Appiano alla fine del libro “Invecchiare è un diritto“.
Appiano ha il merito di essere una scrittrice anticonformista, geniale per il suo linguaggio satirico, onirico e surreale, tanto che potrebbe essere paragonata ai pittori dadaisti e surrealisti. La stessa copertina è travolgente per l’insieme pittorico di bozzetto che pare davvero l’isteria di una ruga in fuga come indicato nel sottotitolo.
Un’ autrice che crede nella potenza della scrittura e nella finalità anche pedagogica e di denuncia che con coraggio porta avanti. Un talento trasversale, che si occupa a 360 gradi dell’umanità e di quello che essa produce, inquinamento compreso, della conservazione dei beni monumentali italiani, del disagio mentale, dell’estinzione degli animali, dell’abuso e della dipendenza dei mezzi tecnologici che stanno uccidendo i rapporti in “carne e ossa” delle persone, del valore della storia che è materia e sostanza per la formazione delle nuove generazioni, che attraverso i suoi libri diventa presente, essendo la sua narrazione “materia viva sempre”.