«Winter is coming» – L’imperativo di casa Stark di Winterfell calza a pennello sulle recenti convocazioni dei docenti per le supplenze dell’A.S. 2017/18.
Dopo un’estate incandescente trascorsa sul filo del rasoio delle scadenze, la corsa al calcolo dei punteggi e la scelta delle scuole, a Settembre qui al nord è tempo di chiamate alle cattedre vacanti. Tra gioie e disagi. Per taluni convocazione significa il concretizzarsi della possibilità di ottenere una cattedra, anche annuale, per altri la questione si fa più ardua; c’è chi riesce ad accaparrarsi lo “spezzone” (6, 12 h su tutto l’anno scolastico, oppure una supplenza di 18 h limitata però a qualche mese per coprire una malattia o una maternità); infine ci sono le fasce di punteggio più basse che devono accontentarsi di aspettare la convocazione successiva e sperare in una coincidenza fortunata. Il tutto al ritmo di una Valkirya.
Ma andiamo con ordine. Il punteggio di partenza (calcolato all’atto di immissione in graduatoria da parte della segreteria della scuola capofila) è determinato principalmente da due fattori: i titoli di studio e i titoli di servizio; una laurea magistrale con voti pieni e assoluti da diritto a 33 punti pieni a questa possono associarsi altri titoli magistrali o master o specializzazioni conseguite dal richiedente; i titoli di servizio invece sono calcolati in base ai mesi di attività scolastica di un docente a partire dall’effettiva presa di servizio presso un determinato plesso. Ogni supplenza superiore ai 180 giorni dà diritto all’assegnazione di 12 punti (il tetto massimo consentito per A.S.). Il punteggio, tuttavia, non è una variabile sempre determinante ai fini dell’assunzione, chi si trova fuori dalle graduatorie di istituto può sempre aspirare all’insegnamento tramite la MAD (messa a disposizione) ovvero la richiesta formale perpetrata a un dirigente scolastico ed indicante la classe di concorso (CDC, materia di insegnamento in cui un docente è specializzato) per cui si offre la propria disponibilità a prendere servizio nel caso in cui scorsa tutta la graduatoria il dirigente non abbia trovato candidati pronti ad assumersi la responsabilità della cattedra vacante. Eppure l’invio delle messe a disposizione, nonostante gli innumerevoli ostacoli, non conosce declino.
Sorprende infatti come a fronte delle 700 000 nuove immissioni a Settembre con il suono della prima campanella siano rimasti sguarniti numerosi posti sulla CDC ADOO deputata al sostegno, per la quale si corre ai ripari ripescando dalle graduatorie incrociate di seconda e terza fascia debitamente aggiornate a quest’estate. Non è così però su tutto lo stivale. Difatti non tutte le graduatorie sono state rese definitive nelle varie regioni. Molti docenti paventano difatti il ricorso dei presidi alle vecchie graduatorie, non potendo contare sulle nuove. Cosa dire dunque? L’autore del best seller George R.R. Martin risponderebbe: «Un matrimonio doratkhi è considerato noioso senza almeno tre sventramenti»; per quel che concerne l’assegnazione delle cattedre vacanti ai supplenti invece, non ci si annoia mai: sulla corda fino all’ultima goccia di sangue uno spettacolo degno delle Nozze Rosse.
Con la riserva che chi ne esce vivo sventola come uno stendardo il contratto fresco di firma. Si potrebbe pensare che le regole siano sempre le stesse e le procedure di ammissione costanti e pedisseque, ma ad ogni plesso cambiano i ruoli. C’è chi accetta le fasce per intero, chi invece tergiversa e vuole solo punteggi superiori ad una certa soglia. La fortuna sull’assegnazione del sostegno può variare sensibilmente. Docenti con punteggi che si aggirano al di sopra dei trenta punti potrebbero avere una qualche speranza: sempre che non arrivi un collega con un punteggio più alto sulla sua CDC che rinuncia alla propria disciplina per subentrare sul sostegno, cosa che sta causando delle tensioni sia tra i colleghi, che tra il personale delle segreterie e i dirigenti stessi. Vedersi soffiare una cattedra è spesso questione di mezzo punto, o della delega inviata dal collega che non può essere presente in loco il giorno della convocazione (perché contemporaneamente ne ha altre il giorno stesso), ma che gli consente comunque ,in caso di effettiva chiamata, di ottenere il ruolo per l’anno corrente.
In conclusione (a lama affilata, si badi bene) essere Targaryen, Lannister, Baratheon, Tully, Greyjoy o Stark alla fine dei giochi non conta più. Una cosa è comunque certa anche al prossimo giro di spade: «Il nord… non dimentica.»