Il Consiglio Europeo “Ambiente” ha approvato la sua posizione riguardante il regolamento sulla condivisione degli sforzi che stabilisce, per ciascuno Stato membro, obiettivi annuali vincolanti in materia di emissioni per il periodo 2021-2030.
Tali obiettivi ridurranno ulteriormente le emissioni di gas a effetto serra nei settori che non rientrano nel campo di applicazione del sistema di scambio di quote di emissione (ETS). Tali settori comprendono l’edilizia, l’agricoltura (emissioni diverse dal CO2), la gestione dei rifiuti, i trasporti (tranne i trasporti aerei e marittimi) e l’industria (ad esempio i processi industriali, l’approvvigionamento energetico e l’uso dei prodotti).
Tale normativa consentirà all’UE di avvicinarsi alla realizzazione del suo obiettivo generale di ridurre le emissioni di almeno il 40 % entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, aiutandola pertanto a onorare gli impegni assunti in virtù dell’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici. I settori non ETS contribuiranno nello specifico a tale obiettivo mediante una riduzione delle emissioni del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005.
Ora, dopo aver concordato il suo orientamento generale, Il Consiglio è pronto ad avviare quanto prima i negoziati con il Parlamento europeo al fine di raggiungere un accordo sul testo finale.
“I nostri edifici, i mezzi di trasporto che prendiamo ogni mattina e i rifiuti che produciamo hanno un impatto reale sull’ambiente. Il 60% delle emissioni dell’UE proviene da tali settori. È indispensabile agire. Oggi plaudo agli sforzi compiuti dagli Stati membri e attendo con interesse l’avvio dei negoziati con il Parlamento. Terremo fede alle promesse fatte nell’ambito dell’accordo di Parigi.” dichiara Siim Kiisler, ministro dell’ambiente della Repubblica di Estonia
La posizione del Consiglio ha mantenuto i principali elementi della proposta della Commissione, ossia:
- per ciascuno Stato membro sono fissati obiettivi annuali di riduzione delle emissioni per il periodo 2021-2030, compresi tra lo 0% e il 40% in meno rispetto ai livelli del 2005, sulla base del prodotto interno lordo (PIL) pro capite e in linea con l’obiettivo di riduzione dell’UE del 30 % per i settori non ETS
- ciascuno Stato membro deve seguire un percorso di riduzione delle emissioni per garantire una diminuzione costante delle sue emissioni nell’intero periodo. Il punto di partenza del calcolo della traiettoria è fissato al 2020, su proposta della Commissione, e sarà basato sulla media delle emissioni per il periodo 2016-2018. Si ritiene che questi siano i più recenti dati verificati sulle emissioni che saranno disponibili nel 2020
- le assegnazioni per gli Stati membri a basso reddito, che erano autorizzati, ai sensi della decisione vigente sulla condivisione degli sforzi, ad aumentare le loro emissioni fino al 2020 rispetto ai livelli del 2005, sono adattate per tenere conto dell’aumento autorizzato tra il 2017 e il 2020 ai sensi di tale decisione
- le flessibilità esistenti previste dalla decisione in vigore sulla condivisione degli sforzi sono state mantenute per aiutare gli Stati membri a raggiungere i loro limiti annuali. Vi rientrano l’accumulo e il prestito delle assegnazioni annuali di emissioni da un anno all’altro nel periodo 2021-2030, nonché i trasferimenti tra paesi. Sono state inoltre integrate le “nuove” flessibilità proposte, ossia la cancellazione una tantum delle quote ETS e la flessibilità nel settore LULUCF (uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e silvicoltura)
L’orientamento generale del Consiglio prevede inoltre una riserva di sicurezza per gli Stati membri meno prosperi che, sebbene superino i loro obiettivi nel periodo attuale (2013-2020), possono avere difficoltà a raggiungere i loro obiettivi per il 2030.
Tale riserva, che contiene un totale di 115 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, sarà disponibile nel 2032. Tuttavia gli Stati membri ammissibili dovranno osservare condizioni rigorose. Ad esempio, dovranno innanzitutto aver fatto ricorso alle altre flessibilità disponibili ai sensi del presente regolamento.
La riserva di sicurezza potrà essere utilizzata solo nel caso in cui l’UE realizzi il suo obiettivo per il 2030, garantendo così che sia mantenuto il livello di ambizione della politica climatica dell’UE.
L’orientamento generale comprende anche un lieve adeguamento supplementare (2 milioni di tonnellate in totale) dell’assegnazione per gli Stati membri in circostanze eccezionali, vale a dire la Lettonia e Malta.
La posizione del Consiglio raggiunge un equilibrio generale tra gli incentivi per la riduzione delle emissioni e le flessibilità, e preserva l’integrità ambientale della proposta.