Formigoni, Polverini, Caldoro e Cosentino. La teoria della relatività einsteainiana in politica
Tutto è relativo. Quando in Lombardia ci si preparava al voto, Formigoni poteva addirittura rifiutare l’alleanza con l’UdC: lo schieramento avrebbe superato il 60% dei voti non facendo scattare la seconda parte del listino bloccato (lì dove il Presidente piazza i più fidati, o raccomandati, consiglieri), perché già sufficienti gli eletti raccattati col proporzionale a garantire la governabilità dell’Ente. Di fronte a tanta opulenza, Caldoro annichiliva. Tutto è relativo. Il Lazio si preparava al voto con la Polverini a capo della gioiosa macchina da guerra offerta dal sindacato, del quale era massima espressione, mentre a far da contraltare vi era l’improbabile proposta Piddina, dilaniata dai rapporti impropri di Marrazzo al punto da non essere in grado di presentare un candidato proprio e ben felice di accodarsi a quello imposto dai radicali in terra di Vaticano. Caldoro ammirava. Tutto è relativo, e quando la Campania si prepara tranquilla al voto, con Caldoro a prender il posto di Cosentino perché indagato di concorso esterno in associazione camorristica, Formigoni e Polverni invidiano. Tutto è relativo, e anche la posizione di un Caldoro oggi può essere ambita. E non c’è bisogno di Einstein per capirlo.
Luca Procaccini curatore del blog www.destrainconcludente.com